Autore: caf

  • Tavoli di confronto e dibattito di sabato 22 Aprile

    Tavoli di confronto e dibattito di sabato 22 Aprile

    Genuino Clandestino – Bologna 21 22 23 Aprile 2017 – presso Labàs occupato –

    Sabato 22 aprile – dalle ore 9,30 alle 12,30 – tavoli di confronto e dibattito su tematiche politiche riguardanti le comunità locali

    – Normative sanitarie su produzione e trasformazione agricola
    Negli ultimi decenni la guerra condotta contro i piccoli produttori si è manifestata in molte forme. Di queste una sicuramente di grande efficacia è stata la compressione della libertà di produrre reddito trasformando parte della produzione agricola aziendale. Autorizzazioni e libretti sanitari, HACCP, controlli, DIA, differite e non, ecc, altro non hanno rappresentato se non una perpetuazione nel tempo, sotto forme diverse, di impedimenti alla tradizionale occupazione del contadino: produrre cibo e alimenti destinati a nutrire se stesso e parte della comunità di appartenenza. Quanti di noi si sono infatti trovati di fronte a richieste talmente inaffrontabili di dotazioni strumentali e strutturali da dover abbandonare l’idea dell’avvio di una attività di trasformazione. A leggere i regolamenti europei del c.d. “pacchetto igiene”, però, pare che l’Europa sia molto meno intransigente e rigida di come ce la dipingono: deroghe; concetti di sufficienza, adeguatezza, necessità; limiti di inapplicabilità; dimensioni minime per l’applicazione di talune norme; ecc… tutti concetti che le nostre ASL e le nostre Regioni paiono aver perso lungo la strada della ratifica dei provvedimenti. E’ proprio vero? La via politica è quella maestra, ma, nel frattempo, cosa possiamo fare per applicare quanto a noi favorevole che non ci viene però concesso? E’ sempre necessario restare clandestini? Come siamo riusciti ad uscire da queste situazioni nelle nostre realtà? Fino al cambio di norma da noi auspicato, l’unica strada è la difesa e il mutuo soccorso contro le sanzioni o stiamo percorrendo altre vie? E il mutuo soccorso, come lo stiamo organizzando? Abbiamo intentato cause o ci siamo costituiti in giudizio contro sanzioni comminate alle aziende delle nostre reti? Insomma, come ci stiamo muovendo nelle nostre realtà per uscire dalla clandestinità? E ci interessa uscirne?

    – Monete sociali
    Da tempo alcuni nodi locali di Genuino Clandestino stanno ragionando sulla sperimentazione di monete sociali autogestite, mentre alcune ecoreti catalane stanno utilizzando varie tipologie di moneta sociale. All’attualità nelle Marche è stato avviato un progetto basato sul sistema delle “camere di compensazione”, mentre a Bologna è in fase avanzata il progetto di emissione del “Grano”, una moneta sociale cartacea locale.
    Nel tavolo cercheremo di fare il punto sugli esperimenti in essere e rispondere alle seguenti domande: cosa significa autogestione della moneta sociale? Può una moneta sociale consolidare in modo positivo le relazioni all’interno delle comunità locali? Può una moneta sociale diventare nucleo di attrazione verso le comunità autogestite? Quali sono le problematiche da affrontare e superare nella costruzione di una moneta sociale?

    – Empori e spacci popolari
    Nell’economia di mercato, il momento della distribuzione è la strettoia nella quale si incontrano i produttori da un lato e i consumatori dall’altro. Si tratta di una strettoia, perché oltre il 70% dei beni di consumo (alimentari e non) vengono venduti in supermercati e centri commerciali, ovvero nella rete della grande distribuzione organizzata. Poche catene di supermercati, concentrate in ancor meno centrali di acquisto, controllano le principali filiere alimentari globalizzate, determinano prezzi, tempi e modi di produzione e alimentano fenomeni di gravissimo sfruttamento dei lavoratori agricoli che sconfinano in forme di schiavismo. I lavoratori agricoli vedono compressi i loro redditi e i consumatori vedono ridotte le loro scelte alimentari. Nelle reti dell’economia solidale, si tende a sciogliere il nodo distributivo, attraverso la vendita diretta o con forme di distribuzione autorganizzata sul versante del consumo, generalmente su piccola scala e caratterizzate dalla gestione su base volontaria. Come creare luoghi stabili di distribuzione indipendente? Come allargare la rete distributiva autorganizzata? Empori cooperativi e spacci popolari possono essere la soluzione?

    – Formazione
    La formazione su questioni chiave relative alla sovranità alimentare ( dalla produzione di cibo nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente alla creazione di nuove reti di economia solidale) può essere un importante strumento di crescita per tutte quelle realtà che propongono pratiche di produzione e, in generale, stili di vita alternativi a quelli imposti dal capitalismo.
    Lo scambio di conoscenze infatti si propone come tema interessante da due punti di vista. Da un lato, può favorire la crescita di competenze tra i piccoli produttori attraverso la circolazione di saperi alternativi difficilmente reperibili all’interno dei canali di formazione/informazione propri dell’agricoltura tradizionale se non, a volte, inaccessibili a chi , provenendo da altri percorsi professionali, si vuole avvicinare al mondo dell’autoproduzione.
    Dall’altro la sensibilizzazione verso nuove pratiche di produzione e stili di vita può aumentare la consapevolezza tra i co-produttori e rinsaldare notevolmente la relazione tra città e campagna.
    Alla luce di queste considerazioni ci piacerebbe rispondere a queste domande:
    esistono realtà all’interno di GC che si occupano, tra le altre cose, di formazione ( intesa come autoformazione e formazione rivolta ai cittadini? Se si,come, con quali obiettivi e con quali risultati lo fanno? Può essere utile creare una rete capace di scambiare buone pratiche, progetti, competenze per moltiplicare/agevolare le occasioni di condivisione dei saperi? Se si, come si può strutturare? Attraverso quali metodi e con strumenti (anche informatici)?

    – Garanzia partecipata
    Da alcuni anni ci si confronta sulle varie prassi di garanzia partecipata delle nostre reti,con l’obbiettivo migliorare quello che facciamo e definire delle linee comuni.
    Questo il punto a cui siamo arrivati a Terni, forse utile per chi compie i primi passi in questa direzione e per non perdere la rotta.
    .Produttori che vogliono far parte della rete locale si presentano e compilano una scheda dettagliata della propria azienda (possibile confronto fra le schede utilizzate sul sito ?
    .La rete locale organizza una prima visita aperta a tutti ,ma con la presenza necessaria di produttori affini
    .Il gruppo che ha fatto la visita relaziona in assemblea ed è questa che accoglie i nuovi produttori
    .Mantenere un sistema di verifica nel tempo (da approfondire)
    .Per i prossimi incontri sarebbe utile un confronto fra le linee guida/regolamenti per settore (panificazione, allevamento, ortofrutta…) che le reti si sono date o che stanno cercando di costruire.

    – Lavoro
    Parliamo del nostro lavoro! Che posto ha il lavoro nel quotidiano? Chi investe nel lavoro come nuovo stile di vita da cosa è mosso? Il lavoro può essere una pratica politica di libertà? Il gruppo si confronterà sul tema del lavoro a partire dalle storie personali e da quelle raccolte per una ricerca sul campo condotta tra lavoratrici e lavoratori produttori delle Reti di economia solidale e dei Gas, dei mercati autogestiti di “Genuino clandestino”, dei Centri di sperimentazione autosviluppo.

    – Mutuo soccorso e autogestione delle emergenze
    Decine di terremoti ad alta magnitudo e migliaia di scosse minori squassano gli Appennini centrali fra l’Agosto 2016 e il Febbraio 2017. La prima scossa causa 300 vittime, le altre nessuna, ma i danni a edifici e infrastrutture sono continui e imponenti. A Ottobre gli sfollati dalle zone montane verso i campeggi sulla costa adriatica sono 25000 solo nelle Marche. Nei mesi successivi l’azione dello Stato è caracollante e inefficace. Incertezza su piani e risorse, disorganizzazione, incoerenze e ritardi sono i tratti distintivi della gestione del dopo-sisma. Questo abbandono dei territori viene percepito dalla popolazione alternativamente come una strategia deliberata o come una disfunzione della macchina statale. Comunque la si veda il risultato è lo spopolamento delle montagne. L’altra faccia della medaglia è lo spazio che si apre per iniziative dal basso, partecipate, condivise e autogestite. Nell’Autunno del 2016 la rete GC si attiva: i nodi locali di CampiAperti, Ecomercato, Genuino Amiatino, Mercato Brado, Terra Fuori Mercato, Mondeggi e SemInterrati si mobilitano. A Bolognola, un piccolo paese dei Monti Sibillini, allevatori e attivisti insieme costruiscono quattro stalle, senza aiuto né gestione dall’alto: questo è l’inizio di un percorso di autodeterminazione e dicooperazione fra la rete GC e chi vive e resiste nel territorio del cratere. Si apre un tavolo di discussione con gli abitanti del paese, molti dei quali allevatori e piccoli produttori. Si condividono idee e problemi, si discute di Garanzia Partecipata, si fanno piani e ipotesi per una Legge Contadina per la libera trasformazione dei prodotti da agricoltura contadina. I lavori sono in corso, ma i semi sono gettati: da questo accidente può nascere una liberazione. Discussione: emergenza e mutuo soccorso – come si è mossa la rete – breve report su terremoto e Bolognola; autogestione delle criticità – percorsi di autodeterminazione, come andiamo avanti?; oltre l’emergenza – come può intervenire la rete GC in supporto delle piccole economie contadine colpite da calamità naturali e sociali? Come può sostenere le lotte quotidiane di chi vuole vivere della terra?

    – Comunità a Supporto Agricoltura (CSA) e dintorni
    CSA (acronimo ci Community Supported Agricolture), cioè agricoltura supportata dalla comunità è qualsiasi forma di organizzazione dell’attività di produzione agricola e del consumo dei prodotti dell’agricoltura che si basa sull’alleanza fra contadini e consumatori. Quindi anche Campi Aperti e Genuino clandestino sono, di fatto, Csa.
    Come per Campi Aperti, per Arvaia Csa significa anche sovranità alimentare, dignità del lavoro contadino, un’agricoltura il più possibile in armonia con il territorio e che riduca la sua impronta ecologica. Rispetto ad altre forme di Csa, in Arvaia la produzione e distribuzione di ortaggi funziona con un meccanismo solidale di suddivisione fra i soci aderenti delle spese di produzione, che abbiamo mutuato dall’esperienza nordeuropea in particolare di Gartecoop, attiva nei dintorni di Friburgo in Germania.

    – Arti e mestieri
    Il nostro essere artigiani si vuole porre come azione complementare a quella dei contadini della rete di GENUINO CLANDESTINO. La riflessione inizia anche per noi dalla difficoltà di contestualizzarci nella realtà contemporanea. Non veniamo legalmente ne considerati ne tutelati
    In qualità di produttori che hanno fatto determinate scelte etiche.
    Possiamo creare una rete di comunità territoriali di artigiani volta a darci un’identità e delle pratiche collettive che ci salvaguardino nonostante la nostra posizione di relativa illegalità.
    L’equilibrio fra coerenza etica e sopravvivenza dell’attività artigianale è delicatissimo.
    Possiamo assumerci la responsabilità su tutta la filiera di ogni mestiere per tutelare la salute del pianeta e dei suoi esseri viventi, e i diritti e la dignità dei lavoratori.
    E proviamo a ragionare e scegliere: materie prime; -metodo produttivo; commissioni e creazioni; tipologia di mercato…
    Possiamo creare una definizione identitaria in cui riconoscerci pienamente, una sorta di disciplinare per poter mettere in pratica un’inclusività o meno ben giustificata e un metodo di controllo partecipato che renda la delicata faccenda chiara e condivisa…

    – Produzione artigianale/industriale-produzione agricola.
    Che cosa può mettere a disposizione dell’agricoltura contadina una fabbrica recuperata in autogestione e con vocazione ecologista? E così anche altre attività artigianali. Tra i gruppi di offerta è possibile contemplare piccole produzioni industriali e servizi al mondo contadino che escano dal mero scambio mercantile in un rinnovato rapporto città-campagna. Certo attrezzi agricoli prodotti su larga scala dall’industria globalizzata o ricambi di macchinari non sono alla portata, ma lavori artigianali per strumenti da recuperare (o da inventare, come ad esempio un micromaltificio) sì. Proviamo a discuterne.

    – La grande distribuzione del bio
    Da parecchio tempo è chiara agli occhi di tuttei la raffinata operazione di “green-washing” che attraversa il settore della produzione industriale di cibo ed i poteri che intorno ad esso si addensano. Non è casuale il continuo aumento di prodotti “a marchio bio” o “col bollino verde” sugli scaffali dei supermercati, né lo è lo strapotere di Oscar Farinetti ed il ruolo guida di Eataly nei processi di gentrificazione dei territori così come nelle operazioni di marketing politico che passano sempre più attraverso il cibo. Le sigle dell’associazionismo “ecologista” che nel 2015 hanno sostenuto l’Expo milanese seppur con qualche “è vero, ma..” sono parte integrante di questo problema: il modello di SlowFood proposto da Petrini non è meno pericoloso del modello dominante fatto di grandi catene industriali e mega supermercati, ci attacca ed interroga soltanto su un piano differente. Abbiamo la necessità di analizzare tutto questo e immaginare reazioni collettive e determinate a questo immaginario che mercifica il sapere contadino e monetizza la nostra vita nelle città.

    Sabato 22 aprile – dalle ore 15 alle 17 – tavoli tecnici sull’agricoltura contadina

    – Apicoltura
    E’ giusto cambiare regina tutti gli anni? E’ giusto spostare continuamente le arnie? E’ giusto fare nutrizione stimolante? E’ giusto livellare le famiglie? Quale cera usiamo? quali arnie?
    Linee guida per naturalizzare l’apicoltura razionale. Pensiamo a come ripagare il nostro debito nei confronti di api e natura dopo cento anni di allevamento sconsiderato

    – Erboristeria
    Principi che guidano gli erboristi gc: selvaticità, produzione artigianale e casalinga, ricette della tradizione…Reperibilità materie prime: cera d’api, oli, alcool, glicerina, ingredienti esotici.
    Utilizzo di ingredienti da laboratori industriali: come comportarsi? (lecitina, emulsionanti, tensioattivi, filtri solari, bicarbonato, acido citrico…). Prezzi minimi dei preparati. Tecniche di coltivazione, di raccolta selvatica, di trasformazione…Come comportarsi con la consulenza.

    – Allevamento
    Da millenni gli animali hanno accompagnato l’uomo e costituito parte insostituibile della vita rurale. Dalla produzione di cibo, alla difesa della casa, alla forza lavoro, gli uomini hanno sempre corrisposto per questi servizi preziosi, rifugio, alimentazione e cura. Una vera e propria forma di simbiosi. A seguito della industrializzazione della produzione di cibo, anche gli animali hanno perso la loro dignità e l’equilibrio del rapporto tra uomo e animali si è incrinato, così come quello tra allevamenti e territorio, fino ad arrivare allo stato attuale, dove concentrazioni sempre più elevate di animali in spazi relativamente angusti producono inquinamento, sofferenze, maltrattamenti e folle consumo di risorse. In tutto questo un ruolo centrale lo ha avuto il sistema commerciale che pretende materie prime a bassissimo costo per massimizzare i profitti della rete distributiva e delle fasi intermedie della filiera. E’ possibile ricostruire un sistema meno violento? Probabilmente si. Ma quali sono le condizioni? Filiere di alimentazione, gestione dell’allevamento, selezione delle razze, trasformazione, accesso al mercato, ecc… A partire dal confronto delle linee guida/regolamenti delle diverse reti, relative alla zootecnia ammessa ai mercati, vorremmo giungere ad un canovaccio condiviso, che fissi dei punti comuni sui quali convergere e farne il nucleo di una campagna di resistenza collettiva all’aggressione alla nostra salute e al pianeta che ci ospita. Invitiamo le reti a far circolare le linee guida/regolamenti/norme definite a livello locale, in modo da poter avviare il confronto prima dell’incontro di aprile e rendere quel momento il più produttivo possibile.

    – Viticoltura
    Lavorazioni del terreno o inerbimento e tipi di terreno sui quali le rispettive pratiche vengono praticate. Tipologie di concimazione (nessuna, sovescio, letame, fogliare ecc..)
    Difesa fitosanitaria: quali prodotti utilizziamo (zolfo, rame, bentonite ecc..) quali alternative sono state sperimentate ( propoli, micorize, ecc..), risultati ottenuti. Difesa da piralide, tignoletta, scafoideo (vettore della flavescenza dorata) e sostenibilità dei trattamenti di difesa (piretro ecc..). Se avanza del tempo: sistemi di potatura allevamento in correlazione alle tipologie, ai terreni e alle zone di produzione.

    – Panificatori
    Grani antichi: opportunità e problematiche.
    I grani antichi stanno ricomparendo dopo mezzo secolo di abbandono. Una probabile risposta ad una cerealicoltura tutta basata sull’uniformità, sulla produttività e sulla chimica che ha portato migliaia di persone a soffrire di intolleranza al grano e all’azzeramento della biodiversità in campo.
    Oggi diverse aziende stanno riprovando a seminare varietà dimenticate. Perché questa scelta? Quali vantaggi? Ma anche quali problemi? Dove reperire i semi? Monovarietà o miscugli evolutivi?

    – Orticoltura e sementi
    Chi coltiva ortaggi e cereali in agricoltura biologica deve scegliere quale semente utilizzare, le scelte sono molto diverse, come diverse sono le implicazioni tecniche che comportano, e sono scelte particolarmente delicate per chi fa agricoltura professionale. Si può scegliere tra l’acquisto di semente dai cataloghi o l’autoproduzione, tra l’uso di varietà tradizionali, o varietà migliorate, o i più moderni ibridi. Recentemente alcuni di noi stanno iniziando a sperimentare la costituzione di miscugli di semente di diversa provenienza, al fine di costituire le cosiddette “popolazioni evolutive”, secondo la proposta del genetista Salvatore Ceccarelli. Nel tavolo di lavoro vorremmo condividere le esperienze maturate negli anni dalle diverse realtà agricole.

    – Frutticoltura
    I nuovi parassiti e nuove minacce delle piante da frutto: drosophila suzukii matsumura; halyomorpha halys; popillia japonica. Biologia, abitudini, diffusione. Tecniche di lotta biologica e
    nuovi scenari.

    – Olivicoltura
    Questione della xilella. Nuove tipologie d’impianto che cominciano a diffondersi anche in Italia. Cambiamenti climatici e mosca delle olive. Ma i temi potrebbero essere anche tanti altri, ad esempio, perché molti fanno fatica a vendere il proprio olio quando in Italia si produce meno olio di quanto se ne esporta? Come calcolare il giusto prezzo dell’olio? Come si declina la produzione dell’olio rispetto alla garanzia partecipata? Quali pratiche sono ammesse, tollerate o fuori da confini della garanzia partecipata. Possiamo pensare ad un sistema di rete dell’olio GC che interagisca creando spazi per tutti coloro che si riconoscono negli obiettivi di un sistema di garanzia partecipata?

  • Sperimentare, costruire e diffondere l’autogestione in nuove forme di aggregazione sociale.

    Sperimentare, costruire e diffondere l’autogestione in nuove forme di aggregazione sociale.

    Verso Genuino Clandestino Bologna – Aprile 2017 –

    Il disastro ecologico –
    Il riscaldamento globale costituisce una minaccia al futuro dell’umanità intera. Eppure questo dato, nella sfera della politica istituzionale a livello sia locale che globale, è ignorato, negato o minimizzato. Il riscaldamento globale è solo la maggiore delle minacce di un sistema di produzione e dominio che sta trascinando il pianeta verso l’ecocidio.
    Ma nella società esiste una consapevolezza diffusa della gravità della situazione e della necessità di reagire, e che non è sufficiente ridurre questa reazione a scelte individuali di consumo responsabile o di produzione sostenibile.
    E’ necessario costruire urgentemente una dimensione politica che sviluppi pratiche e proposte che vadano in direzione fermamente contraria alle dinamiche di devastazione ambientale: difesa e sviluppo dell’agricoltura contadina, produzione biologica di prossimità, riduzione e azzeramento nella produzione dei rifiuti, redistribuzione del patrimonio genetico agricolo e difesa della biodiversità, opposizione al modello industriale di coltivazione e allevamento, riduzione di tutti i sistemi produttivi che causano massicce emissioni di gas serra e di inquinanti ambientali. La ricerca di un nuovo equilibrio con la Madre Terra: questa è la nostra priorità!

    Il disastro economico.
    La crisi economica dei paesi occidentali mostra di non avere prospettive di soluzione anche ai più ottimisti. I meccanismi del capitale nazionale e transnazionale producono ormai da decenni un impoverimento progressivo delle popolazioni e un aumento delle disuguaglianze. A queste dinamiche di collasso corrispondono segnali sempre più frequenti di imbarbarimento e intolleranza: le guerre tra poveri, le guerre contro i poveri sono all’ordine del giorno. La mistificazione delle cause reali della crisi e la mancanza di consapevolezza incrementano il livello di isolamento, frustrazione e isteria dei singoli.
    Il nostro percorso punta a sperimentare e diffondere nuove forme di organizzazione del lavoro e della produzione, basate sull’autogestione, sull’organizzazione antigerachica, sulla cooperazione sociale, che permettano alle comunità di attuare le proprie scelte nell’ambito della produzione, del consumo, dell’utilizzo delle risorse e dei beni comuni.

    Il disastro sociale e umano.
    Migliaia di persone che affogano nel mediterraneo mentre cercano una vita diversa. Una campagna d’odio nei confronti dei/delle migranti che si sta incancrenendo nelle pieghe profonde della società. Occorre ripartire dalla consapevolezza che gli stati nazione sono il principale strumento di questa violenza, che rischia di peggiorare ulteriormente trascinando l’umanità verso il disastro di conflitti sempre più estesi: abbattere le frontiere, estinguere gli eserciti, costruire un altro sistema dal basso, radicalmente democratico e inclusivo!

    La necessità di reagire.
    Ecocidio, patriarcato, omofobia, razzismo, sfruttamento, povertà, fame, disuguaglianze, guerre, sono aspetti interconnessi di un sistema. E per questo non possono essere affrontati singolarmente, senza una prospettiva di cambiamento sistemica.
    Occorre trovare alternative praticabili e coerenti: avviare la costruzione di una dimensione politica alla ricerca di modalità di esistenza in equilibrio con la natura, di nuove forme di economia e di aggregazione sociale basate sulla solidarietà e la partecipazione, di costruzione dal basso di comunità territoriali realmente democratiche e antigerarchiche.

  • Verso Genuino Clandestino – smontare l’immaginario “green”

    Verso Genuino Clandestino – smontare l’immaginario “green”

    In un contesto nazionale in cui la crescita dei consumi di cibo biologico dura ininterrottamente da oltre un decennio (tanto che nel 2016 in Italia il consumo stimato di prodotti biologici ammonta a circa 2,5 miliardi di euro) sentiamo la necessita di porre alcune domande.
    Domande che hanno tante facce. Da un lato vogliono smontare un immaginario “green” di cibo buono, pulito e giusto, quando proprio la produzione e la distribuzione del cibo vengono usate come strumenti di accumulazione; dall’altro lato queste domande vogliono guardare alle nostre pratiche, quelle che quotidianamente mettiamo in campo, o sul piatto, per marcare l’opposizione a un sistema agroalimentare che si fonda sullo sfruttamento della terra e delle persone. 
    Parliamo di accessibilità: nel 2016 i giornali ci raccontano di un’impennata sotto le Due Torri dei costi di alberghi e ristoranti. In una città che da tre anni vive una sorta di paralisi dei prezzi, a causa della crisi, fanno eccezione il mondo del “Food” e le strutture ricettive, che rispetto all’anno scorso hanno registrato un rincaro nei listini del 6%. Allo stesso tempo, e nelle stesse strade,l’impoverimento diffuso, l’aumento del costo della vita e l’erosione del sostegno sociale fanno sì che migliaia di persone in città non abbiano le risorse materiali sufficienti per accedere a un cibo di qualità, mentre invece i sistemi di produzione e distribuzione su larga scala sono in grado di mantenere prezzi bassi e accessibili alla maggior parte della popolazione, abbattendo però il costo del lavoro e rinunciando alla qualità del prodotto. Parliamo quindi di un sistema agroalimentare che produce cibo di lusso per pochi e cibo spazzatura per tutte/i le/gli altre/i, studenti,lavoratrici/lavoratori, pensionate/i, precari(e), disoccupate/i, cioè le/gli escluse/i da un nuovo modello di cibo bio d’eccellenza. Non solo, ma esclusi anche dall’idea di città che questo modello vuole imporre.
    Capita infatti che il cibo, soprattutto nella “Bologna City of Food”,diventi un fattore decisivo nel disegno della città che verrà. Dentro a questo disegno troviamo il progetto F.I.Co., Fabbrica Italiana Contadina, un parco giochi del cibo e della sua catena di produzione, fratello minore di Expo 2015 e nuovo maxi progetto di Eataly, che verrà realizzato al Caab per mettere in vetrina una realtà agricola prodotta a misura di museo. Già sappiamo come grandi eventi e grandi opere trasformano, devastano e impoveriscono i territori e chi li abita: la costruzione di F.I.Co. prevede la cementificazione dell’aera adiacente per un’estensione di 85.000 metri quadri, la costruzione di servizi ed esercizi, l’aumento degli affitti e la conseguente trasformazione della composizione sociale della zona. 
    Si tratta di un progetto quindi che vuole fare un’esibizione di una dimensione contadina che nulla ha a che vedere con l’autodeterminazione alimentare, con l’agricoltura contadina biologica vera, con la dignità del lavoro e con la costruzione di comunità territoriali libere di decidere autonomamente che cosa è legittimo e cosa no.  
    Ecco così la nostra necessità di esprimere la totale estraneità ed avversione rispetto a un modello di città che non è più alla portata di chi la vive, ma di chi la consuma, la mangia e paga –salatamente- il conto.
    Ecco così il nostro bisogno di praticare forme di autogestione e di resistenza per costruire immaginari diversi, per affermare che “l’altra città esiste davvero!” Per questo abitiamo e difendiamo gli spazi sociali della città, perché abbiamo bisogno di vivere alternative praticabili e coerenti, basate sulla solidarietà e sulla partecipazione, e di costruire dal basso comunità territoriali realmente democratiche e antigerarchiche.
    Invitiamo tutte e tutti all’incontro nazionale di Genuino Clandestino!! 
    21, 22 e 23aprile @ Làbas occupato
  • Voci dallo sciopero #7

    Voci dallo sciopero #7

    Noi abbiamo messo piede dentro XM24 incuriositi dal mercato biologico, ce lo 
    ricordiamo con 3 o 4 banchi.
    Avevamo vent'anni, l'anno prima eravamo andati a Genova e nutrivamo la rabbia 
    e la frustrazione di molti altri.
    Studiavamo agraria all'università, dove non c'era posto per quello di cui 
    sentivamo parlare fuori da lì e ci incuriosiva: l'agricoltura biologica, la 
    biodiversità, l'agricoltura diversificata e di prossimità, la sovranità 
    alimentare. Se se ne parlava ci veniva detto che quel tipo di agricoltura era 
    irrazionale, economicamente insostenibile, non poteva proprio funzionare, in 
    altre parole era incompatibile con la realtà. Abbiamo continuato  comunque a 
    frequentare quel mercato dentro l'XM24, abbiamo visto aggiungersi sempre più 
    banchi e nascere altri mercati simili, così abbiamo inziato a pensare che quel 
    tipo di agricoltura che ci interessava e ci sembrava giusto forse non era 
    impossiile come ci avevano raccontato.
    Quando è stata l'ora di scegliere abbiamo scelto quella strada, perchè quel 
    mercato ci aveva fatto vedere che quella strada, in effetti,esisteva.
    Ora proprio in quel mercato vendiamo i nostri prodotti e da lì ricaviamo più 
    della metà del nostro reddito.
    Lì dentro giovedì dopo giovedì e anno dopo anno abbiamo visto entrare e stare 
    in fila insieme  bambini, donne dell'est alla ricerca di rape,sedani rapa e 
    simili, pensionate attirate da fagioli davvero freschi e frequentatori abituali 
    del centro sociale, dando vita all'esperimento  più interessante a cui abbiamo 
    avuto la possiilità di assistere non solo dal punto di vista politico-economico 
    ma anche sociologico .
    E forse è proprio grazie a questo equilibrio improbabile che quel mercato 
    continua a essere quello di maggior successo tra i mercati organizzati da 
    CampiAperti. Perchè in qualche modo ci dimostra che c'è posto per tutti.
    è in posti così, crediamo, che le persone possono provare a trovare insieme 
    delle soluzioni ai propri bisogni.
    
    giulia e simone
  • Oltre la nebbia.

    Oltre la nebbia.

    La prima volta che siamo andati su in Val Samoggia c’era una nebbia boia. Che poi spesso ho pensato: io me la ricordo così perché sono un terrone ed erano pochi mesi che stavo a Bologna e giù al sud una nebbia così… insomma io stavo guidando e mi blocco su una piazzola di sosta: “con questa nebbia non è il caso di proseguire” faccio all’autista dell’altra auto (eravamo in sette-otto divisi in due macchine); quello, uno che veniva da una valle del nord, un quasi crucco, mi fa una irrispettosa risata in faccia: “mettiti dietro e seguimi” e mi fa strada. Mi sono sempre chiesto come sarebbe andata la storia se fossimo tornati indietro…

    Andavamo su a fare una proposta: un mercato contadino autogestito. Eravamo stati all’iniziativa sulla sovranità alimentare organizzata da “quei contadini” e avevamo sentito una forte affinità, noi che più urbani non potevamo essere. Ma i temi erano quelli: ogm, brevetti, alimentazione.

    A Ca’ Battistini c’era il camino acceso; noi, semicerchio intorno al fuoco, illustrammo la cosa (mettendoci più parole del dovuto come ogni prolisso attivista avrebbe fatto in quegli anni, e pure mo’). Alla fine Carlo, seduto su un grosso sedione che scricchiolava sotto il suo peso, disse: “ è una proposta molto interessante, facciamolo”. Noi che eravamo abituati a lunghe assemblee piene di distinguo, di stupide sottigliezze, di retoriche vaporose, di decisioni prodotte a forza di estenuanti mediazioni, fummo sinceramente spiazzati da tanta semplice concretezza.

    C’è qualcosa di “sacro” in ogni atto fondativo: quello fu l’atto fondativo di quello che poi sarebbe diventato, anni dopo, CampiAperti. “Facciamolo”.

    Al netto di tutta la mitologia, i primi mesi non furono semplici: la cosa, a passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti, era tutta da inventare. Fare un mercato classico? Ispirarsi ai gruppi d’acquisto? Una assemblea ogni mercato? Quando l’assemblea? Prima o dopo lo “scambio”? Ecc.

    E poi, il domandone: dove? Dove fare questo esperimento?

    I primi tempi fummo nomadi, talmente nomadi che qualcuno, scherzando, parlò di rave market. Per alcune settimane il mercato si tenne anche all’ingresso del Covo, il noto locale bolognese. Non poteva andare così: un mercato senza sede fissa sarebbe rimasto per sempre un mercato di attivisti disposti a spostarsi per la città per fare la spesa, ma noi non volevamo fare un mercato di attivisti. Ma anche prendere una sede qualunque non andava bene: noi parlavamo di radicchio buono certo, ma anche di produzioni e consumi per la trasformazione sociale…

    Qualcuno propose: “andiamo all’XM”; qualcuno rispose: “da quei fricchettoni? Mai”. La discussione fu lunga e per fortuna scalfì l’ortodossia di quelli che vedevano in Xm un covo di “edonismo senza politica” (mi viene da ridere ma qualcuno disse proprio così). In effetti era un gran casino: più che un centro sociale classico era un condominio di esperienze anche profondamente diverse tra loro, faticosamente dialoganti; i “vecchi” compagni disciplinati accanto agli sbarbi festaioli, l’ordinata scuola di italiano per i migranti, la ciclofficina delirante, la sede della libera università. Il tutto in salsa estetica post industriale/trash: a metà strada tra Andea Pazienza e Pierino.

    Detta così sembra un orrore e invece fu accoglienza. L’accoglienza di chi ti fa sentire a casa, e quando sei a casa ti prendi il calore familiare ma anche le beghe. È giusto così. Molti dei contadini che intanto si avvicinavano al mercato non avevano mai messo piede in un centro sociale (ma anche molti attivisti di Xm non avevano mai “visto” un contadino vero); e anche tantissimi di quelli che oggi chiamiamo coproduttori cominciarono a “varcare la soglia”.Quelli che parlano in maniera incomprensibile dicono meticciamento sociale.

    Non è questa l’idea di fare società? Certo faticosa, lenta, con tentennamenti e errori. Ma non esistono scorciatoie. I quartieri popolari della città dovrebbero avere ancora più luoghi come questo in qui si mischiano “italiani” e “stranieri”, vecchi e giovani, adulti e bambini. Anche “scoppiati” e “sani di mente” (perché no?).

    Io direi questo a quegli abitanti della Bolognina che ancora passando storcono il naso: Xm24 è uno spazio pubblico autogestito. In questo senso è (anche) di tutti voi. Entrate. È un pezzo del nostro quartiere, ha dei difetti e dei pregi ma se rimanete fuori non affrontate i primi e non godete dei secondi. Non fatevi fermare da un po’ di nebbia.

    un coproduttore

  • Una radura in città

    Una radura in città

    Ero all’università, primi anni 2000. Del mondo alternativo avevo scoperto il commercio equo e solidale, argomento poi della mia tesi di laurea.
    Mi ricordo una delle prime volte in cui ho incontrato contadini e attivisti di quella che in seguito è diventata l’associazione Campiaperti. Si trattava di un incontro sull’economia solidale nelle aule di Economia in via Mascarella. C’erano volontari del commercio equo, produttori biologici e consumatori critici, tutti proponevano una via pratica, che portava la politica nel quotidiano.
    Quella era una strada per me. Amavo le scienze sociali, la geografia umana, e proprio in quel periodo capivo che quella che mi interessava era la politica con la “p” minuscola, fatta di mani ruvide, facce, azioni concrete, cibo e terra.
    Era il periodo delle ispirazioni di Veronelli in Terra e Libertà/critical wine, libro che forse acquistai proprio quel giorno. Ricordo che leggerlo fu come trovare la strada di casa: le riflessioni sul prezzo sorgente, i primi racconti di esperienze di agricoltura e trasformazione di prodotti di qualità, fuori dai supermercati, lavoro libero e autogestito, che avesse senso per la terra e le persone. Campi e  mercati come laboratori di autonomia dai poteri delle multinazionali, dei governi, di leggi e confini disumani…

    Continua a leggere su http://radure.net/2017/03/03/una-radura-di-citta/

  • Voci dallo sciopero – perché l’XM24 è da preservare e difendere

    Voci dallo sciopero – perché l’XM24 è da preservare e difendere

    Perchè e riuscito/a, negli anni trascorsi, a riproporre i valori dell’antifascismo, dedicandosi all’accoglienza dei migranti e alle lotte per la dignità dei più deboli.
    Ha riallacciato e conservato i rapporti con antifascisti storici (molti di xm24 sono iscritti all’ANPI di Bologna); ma soprattutto ha sostenuto i diritti e la dignità dei popoli migranti attraverso concrete iniziative ed attività permanentemente rivolte ai numerosi cittadini che, venendo da altri paesi, cercano a Bologna condizioni di vita stabili: ospitalità costante al Coordinamento Migranti Bologna; sostegno alle famiglie che hanno occupato e ripulito lo stabile exTelecom di via Fioravanti per rivendicare il diritto universale alla casa; ha attivato corsi di lingue ad accesso gratuito; ha accolto una comunità di migranti rumeni per molti mesi nel 2003…
    Per più di 15 anni, gli spazi di via Fioravanti 24, hanno consentito l’incontro di studenti, lavoratori e migranti portatori di una cultura antifascista; ed oggi, questa caratteristica e disponibilità, è ancora più importante nel contrastare il riproporsi, anche a livello di governi europei, di pratiche e leggi fasciste, in quanto discriminatorie e umilianti delle differenze culturali, religiose e sessuali.
    Paolo e Giorgio di CampiAperti e Associazione Italia-Nicaragua
    Bologna, 2 Marzo 2017

  • L’altra città esiste – Autogestione/Resistenza – XM24 non si tocca

    4 marzo 2017@10:00–23:59 Bologna -Una giornata diffusa di iniziative, in ogni luogo e in ogni modo. Tutto in un solo giorno.

    A fronte di un progetto politico con cui l’amministrazione sta mettendo le mani sulla città e contro una ormai palese idea-modello di città e la desertificazione sociale che ne deriverebbe, vogliamo segnare la rotta verso un immaginario collettivo diverso: costruire insieme un’alternativa a questo deserto, partendo da quelle che sono le nostre pratiche di autogestione.

    La giornata è comune, il luogo è ovunque.

    Ovunque
    Consultorio autogestito
    Biciclettata attraverso i luoghi di occupazioni e sfratti
    Musica Samba
    [Ri]prendiamoci gli spazi!

    Via Fioravanti 24 (XM24)
    Laboratori teatrali itineranti
    15:00: Grande mercato di Campi Aperti

    Piazza Unità
    Sportello SocialLog, Mostra Fotografica sulle occupazioni, banchetto controinformativo e raccolta firme sul passante di mezzo
    10:00 Allenamento e gare, torneo di basket
    14:00 Speaker corner sul quartiere
    15:00 Giocoleria, bolle di sapone, truccabimbi
    15:00 Assemblea su sport popolare e spazi
    18:00 Merenda Meticcia con thè marocchino e dolci

    Via Paolo Fabbri 110 (Vag61)
    16:00 Dibattito sul decreto Minniti: L’autogestione e le politiche securitarie, due diverse risposte al governo dei territori.

    Resistenze in Cirenaica: : colonialismo e razzismo, ieri è oggi.
    Volantinaggio e controinformazione in quartiere.

    Parco della Zucca
    15:00: Autocostruzione strumenti musicali, Jam Session dal mondo, Hip hop
    19.00: proiezione film in lingua araba

    Ospedale S.Orsola (via Massarenti)
    10:00 “Obietta su sta fregna”: Banchetto controinformativo sull’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza

    Piazza di Porta Santo Stefano (Circolo Anarchico Berneri)
    Spaccio Popolare Autogestito
    14:00 Costruzione materiali in vista dell’8 Marzo

    Palazzo d’Accursio
    Karaoke

    Parco Trombetti (Via Donato Creti, via Serlio)
    11:00 Colazione
    15:00 Lab musicale

    Biblioteca Lame
    11:00 Assemblea contro privatizzazione biblioteca Lame

    Officine Minganti
    Pranzo e banchetto di controinformazione sul tema sfruttamento lavoro e grande distribuzione alimentare e il rapporto che le lega alla riqualificazione del quartiere

    Piazza Spadolini
    14.00 musica dal vivo e mostra foto spazi occupati e svuotati

    Quartiere Barca
    Contro la nuova riforma ERP, e in previsione dei prossimi sfratti, iniziativa all’aperto in piazza, segnalando i numerosi spazi vuoti e inutilizzati dell’ACER

    Via Centrotrecento 18 (Se7en)
    Autogestione del Sapere

    Via Marzabotto 2 (Associazione 20Pietre)
    10:00: concentramento a 20pietre per passeggiata/biciclettata

    XM24, Campi Aperti, Associazione 20pietre, Cittadin*, Asia-Usb, Lazzaretto, Labas, TPO, il Tribolo, Universo Lab, NoBorders, Arte Migrante, Hobo, Biblioteca Italiana delle Donne, Comitato Bolognese Scuola e Costituzione, Coro “R’esistente” dei bimbi di via del Pratello, Eat The Rich, ITR, Mujeres Libres, Precar*, S.I.M., Cantieri Meticci, Smaschieramenti, Marakatimba, Palestre e Sport Popolari, Lavoratrici e Lavoratori, SocialLog, Comitato No Passante di mezzo, Le Fucine Vulcaniche, Associazione RitmoLento, Concibo’, Ass. Sindacale Pugno Chiuso, Assemblea Lavoratori Biblioteca Lame, Noi Restiamo, Exarchia, Associazione Antigone, Circolo Anarchico Berneri, e molt* altr* ..

  • Voci dallo sciopero – l’autogestione dentro (e fuori) CampiAperti

    Voci dallo sciopero – l’autogestione dentro (e fuori) CampiAperti

    Quando ci capita di parlare con i contadini che chiedendo di iniziare a vendere ai nostri mercati ci si incarta sempre un po al tema “autogestione”. Non perché non abbiamo un’ idea precisa sulla questione anzi, ma risulta sempre difficile spiegare un sistema che normalmente non si incontra nell’ordinario vivere sociale.

    In termini concreti per noi autogestione significa che le decisioni che riguardano l’entità CampiAperti vengono prese sempre in assemblee aperte. Questo prendere le decisioni tutti assieme, con il coinvolgimento dei coproduttori che lo desiderano o dei semplici passanti, porta ad alcune conseguenze per noi fondamentali: innanzi tutto gli individui sono direttamente sollecitati a maturare una propria opinione sull’argomento in discussione, quindi a diventare soggetti attivi del processo decisionale. Inoltre l’apertura delle assemblee, il fatto che chiunque possa sedersi nel nostro “cerchio magico” fatto normalmente di 70-80 persone, rappresenta una sorta di garanzia che l’assemblea sta lavorando per il bene comune e non per interessi individuali o corporativi.

    Nelle assemblee, per quanto possibile, cerchiamo di non spaccarci in posizioni contrapposte utilizzando il metodo del consenso o dell’assenso. Le discussioni su temi particolarmente importanti hanno durata anche molto lunga, e portano spesso a sintesi e soluzioni creative.

    Dopo anni di sperimentazione dell’autogestione dentro CampiAperti ci sentiamo di dire che abbiamo costruito una vera e propria intelligenza collettiva, ovvero un’intelligenza politica che lavora meglio e più efficacemente di quella dei singoli.

    Questo nostro modo di essere, di vedere e di fare è stato immediatamente riconosciuto e accolto dagli spazi sociali bolognesi. In particolare dentro XM24 moltissimi collettivi sviluppano percorsi di autogestione assolutamente paralleli ai nostri, anche se trattano altri temi come lo sport popolare, la musica e l’arte, il meticciamento culturale o la mobilità alternativa…

    Ma se le altre esperienze di autogestione vengono di fatto soffocate che fine faremo noi?

    Di ossigeno abbiamo bisogno, e per noi l’ossigeno è dato principalmente da chi promuove dibattito, partecipazione, responsabilità etica e politica, cooperazione e solidarietà, coinvolgimento diretto. Senza questi valori non si sceglie di produrre e consumare il cibo biologico di prossimità proposto da CampiAperti.

    Contrariamente a molti nostri compagni di strada abbiamo accolto favorevolmente i patti di collaborazione proposti dal comune. Non solo per i vantaggi economici dovuti alla riduzione delle imposte su occupazione di suolo pubblico e rusco, ma perché ci sono sembrati un passo verso il riconoscimento delle situazioni di auto organizzazione presenti in città.

    Però attenzione! Non si può dare uno e prendere dieci. Se per CampiAperti i patti di collaborazione sono stati un passo in avanti chiudere XM24 (e Labas) significa fare dieci passi all’indietro, significa spegnere la più importante realtà di auto organizzazione popolare presente in città da 15 anni a questa parte.

    Ci colpisce la cecità che porta a non riconoscere l’importanza del ruolo sociale, politico, culturale, che ha Xm24 alla Bolognina. E non vogliamo credere che la promessa di chiusura sia dovuta solo al fatto che XM24 non fa parte dei clientes delle forze politiche al governo della città, o peggio, per inseguire i deliri securitari della destra più becera. Non vogliamo credere che la parola “sinistra” non abbia più alcun significato.

    Per questo siamo scesi in sciopero. Per tentare di far ragionare chi ha il potere di cambiare il corso degli eventi. Ci riusciremo o l’imbarbarimento della politica alla fine avrà il sopravvento?

    Staremo a vedere.

    carlo

  • Voci dallo sciopero – 15 anni fa…

    Voci dallo sciopero – 15 anni fa…

    Ricordo bene la telefonata che feci al comune di Bologna, doveva essere il ‘99 o il 2000. Chiesi se esisteva a Bologna un mercato dove gli agricoltori bio potessero andare a vendere i propri prodotti. L’impiegata mi disse gentilmente che non esisteva ma che se lasciavo il mio numero mi avrebbero contattata se in futuro, magari, forse…In quegli anni il nostro sogno di vivere coltivando la terra senza riempire l’ambiente e i cibi di veleni di varia natura si stava scontrando pesantemente con il fatto che vendendo all’ingrosso la nostra piccola azienda agricola non sarebbe sopravvissuta. Magari avremmo potuto fare un po’ di agricoltura cercando di vivere di altro. Nel 2001, tornati da Genova con una marea di emozioni e pensieri, come tutti quelli che avevano vissuto quelle giornate, decidemmo di organizzare un incontro qui nella Valle del Samoggia per iniziare a ragionare di sovranità alimentare, un concetto per noi nuovo appreso durante gli incontri organizzati dal Genoa Social Forum. Da lì l’incontro con due collettivi di Bologna, Capsycum degli studenti di agraria e Kontroverso, di studenti e lavoratori: noi avevamo bisogno di vendere direttamente ciò che coltivavamo, loro volevano acquistare il proprio cibo direttamente dai contadini. Decidemmo di organizzare un minuscolo mercato a Bologna, tutti d’accordo, ma dove? Qualcuno propose l’XM24, mai sentito nominare, e sempre qualcuno andò a parlare con “quelli di xm”. Per loro andava bene e ci mettemmo d’accordo di scendere all’XM24 tutti i giovedì pomeriggio. Il posto era piuttosto buio e disordinato, ma aveva quell’atmosfera particolare che hanno alcuni luoghi un po’ fuori, un po’ ignorati, ma proprio per quello si capiva che lì avremmo potuto provare a dare concretezza alle nostre idee senza essere disturbati più di tanto. Che non avremmo intralciato, che chi aveva in mano l’organizzazione del Tutto non ci avrebbe notati. Potevamo iniziare a decidere insieme, contadini e cittadini, intorno alle tante cose che ci stavano a cuore: l’agricoltura, l’alimentazione, la giustizia sociale, le risorse, l’autogestione, il lavoro. E’ stato possibile perché a Bologna c’era uno spazio autogestito, perché le idee non hanno bisogno solo di persone, ma anche di luoghi aperti dove sperimentare, incontrarsi, parlare, organizzare. Adesso il Comune di Bologna ci offre i luoghi per portare avanti i progetti, luoghi anche più belli di XM, e contemporaneamente vuole chiudere XM. Perché altre persone con altri progetti non abbiano più un luogo per far nascere e crescere il futuro.

    Germana

  • Voci dallo sciopero – XM24 story

    Voci dallo sciopero – XM24 story

    Undici anni fa, prossimi alla laurea in erboristeria, io e Lorenzo cominciavamo a darci da fare coi nostri esperimenti a base di piante: estratti, polveri, tinture, unguenti….Li facevamo per noi e amici, i quali facevano un po’ da cavie…
    In quel periodo un’ amica ci disse che in un centro sociale di Bologna dove lei si allenava per la giocoleria, si svolgeva settimanalmente un mercatino speciale; un mercato di contadini, ma contadini veri, non venditori. Provate a chiedere – ci disse – credo potreste andarci anche voi con le vostre cose.
    Fu così, che partecipammo, pochi giorni dopo, alla prima assemblea di quello che non era ancora Campiaperti, ma un mercatino nato alcuni anni prima dal volere di alcuni contadini ed allevatori della Valsamoggia, desiderosi di portare i loro preziosi prodotti direttamente sul banco, senza tortuose catene commerciali poco gratificanti sotto tanti aspetti. Fino ad allora, avevo frequentato centri sociali in occasione di rave party; pensavo che fossero luoghi dove i ragazzi possono sballare e ascoltare musica forte. Rimasi molto colpita nel vedere xm24 quella volta. Era si un posto pieno di muri coloratissimi, cani sciolti e robe così. Ma non fu quello a colpirmi. Durante quel mercatino tutto brulicare di piccoli banchetti pieni di mazzi di ortiche, strigoli, radicchi, pani, vini,formaggelle, vidi la più grande varietà di persone mai incontrata. La fila per la verdura contava: una vecchina col bastone che stava riportando i cartoni vuoti delle uova, un manager in trench che sceglieva compunto le migliori insalate, due ragazze che nell’attesa si baciavano appassionatamente, un uomo completamente tatuato, un gruppo di ragazzi africani splendidamente abbigliati in maniera tradizionale, e poi mamme con bambini, papà con bambini, bambini bambini tantissimi bambini. E intorno ai banchi una banda suonava e cantava. Seduti attorno ai tavoli persone d’ogni genere che si mangiavano qualcosa in compagnia acquistato dai banchetti, o dalla cucina sociale che prepara piatti coi cibi invenduti della grande distribuzione: delizioso! Un posto dove incontrarsi insomma.
    E piu’ mi guardavo intorno più rimanevo affascinata: in una stanza la sala prove per suonare, in un’altra proiettavano un documentario, un’altra ancora come palestra, e poi la scuola di italiano per stranieri, la ciclofficina….. Ero sbalordita! Sembrava la città ideale in miniatura! Quella sera, alla riunione del mercatino ci chiesero cosa ci sarebbe piaciuto fare, spiegammo la nostra passione, il nostro SOGNO: stare nella natura e cercare di viverci in armonia, vivere col poco che occorre e, soprattutto, lavorare con le erbe! Cominciammo così. Il giorno dopo nacquero “Gli Strulgador”, e con loro la ricerca e la voglia di realizzare questo desiderio di vita. Semplice no? Beh, normalmente non è proprio così semplice. Normalmente i sogni restano li, nel cassetto, a marcire. Per noi non è stato così. Grazie a quel posto, xm24, anno dopo anno, assemblea dopo assemblea, siamo cresciuti, abbiamo fatto tanta tanta esperienza per cui ora possiamo sentirci fieri di ciò che stiamo realizzando. Non solo. Il gruppo di contadini pian piano è cresciuto. E mi commuovo ancora nel ricordare le facce cotte di stanchezza, alle prime assemblee, per parlare di come andava, di come organizzarci o per accogliere nuovi produttori coi quali sentivo di avere qualcosa di profondo in comune. Sono passati undici anni; quel gruppetto si è evoluto in Campiaperti; ha dato vita ad un movimento importante, Genuino Clandestino, che ora muove passi importanti in tutta Italia, ad opera di altri gruppi di contadini più o meno grandi, ma anch’essi con le stesse idee di vita. Sono nati nuovi mercatini in vari quartieri di Bologna, spesso per desiderio di tante famiglie che vogliono poter beneficiare di cibo sano fatto con cura e rispetto: la sovranità alimentare è in questi posti l’unica sovrana! Ogni mercato ha una sua identità, una sua storia, ma tutte figlie di quei primi mercati ad xm. Questo spazio va difeso, è un simbolo; un simbolo di come si possa convivere nel rispetto delle diversità, nella coesistenza di tante realtà che si intersecano. Ovviamente ora si getta merda su quel centro sociale. Senza sapere, senza aver capito niente, si usano false accuse per stimolare l’odio e il disgusto verso ciò che è lontano dalla propria visuale ristretta…proprio verso quel luogo dove si cerca invece l’integrazione e il rispetto delle diversità! E’ vero, ci sono state scazzottate, risse, talvolta violenze e intorno o fuori c’è chi si fa le pere; ma mica perché c’è xm, ci sarebbero stati lo stesso. Ad xm abbiamo preso precauzioni; abbiamo stabilito di non somministrare gli alcolici dopo le nove; e comunque, non a chi si mostra un po’ troppo alterato…. Se qualcuno diventa lo si invita a smettere, e se non c’è verso che smetta lo si allontana….
    Come si spiegherebbe che centinaia di famiglie responsabili, scelgano ogni settimana e da anni, di frequentare questo luogo? Pensate che mettano in pericolo i loro figli per comprare due chili di patate? Venite a farci un giro, prima di prendere delle decisioni o di fare commenti si deve avere qualche spunto su cui riflettere no?

  • Assemblea generale straordinaria di CampiAperti

    Assemblea generale straordinaria di CampiAperti

    Sabato 11 febbraio alle 15 ci troviamo presso il condominio Belletrame per discutere dello sfratto di XM24 – ingresso via sabatucci 2 (traversa di via paolo fabbri)

  • TRA SISMA E SISTEMA

    TRA SISMA E SISTEMA

    La terra trema e continua a tremare. L’ultimo grande evento sismico ha cementato in tutti la consapevolezza che ci troviamo dinnanzi ad un fatto eccezionale, unico e devastante. E’ difficile reagire, trovare le forze e le energie per ripartire. Dobbiamo tornare indietro più di tre secoli per trovare delle similitudini con quello che stiamo vivendo ora. Gli appennini sono una terra altamente sismica nella quale i montanari hanno sempre vissuto e mai l’hanno abbandonata nonostante oggi appaia tanto ostile e faccia tanta paura. In passato non c’era uno stato che sovradeterminava in modo così opprimente le esistenze di ogni singolo cittadino, soprattutto in luoghi tanto remoti e lontani dai centri del potere, perciò c’era un’intromissione minima, marginale. Non aiutava, ma non interferiva nemmeno. Eppure i montanari sono rimasti, ce l’hanno fatta senza uno stato, senza sms di solidarietà e senza fondi europei.

    Ci vengono in mente allora le comunanze agrarie, esperienze di uso civico delle terre, da sempre presenti nelle zone montuose, ma che nei nostri appennini hanno le realtà più significative e numerose. Se andiamo a guardare la mappa della distribuzione delle comunanze nelle Marche, sembrano tanti epicentri, quasi a combaciare idealmente con quelli delle scosse di questi mesi. Le comunanze non erano solo uso collettivo delle terre, erano solidarietà, mutuo soccorso, autorganizzazione, protezione e salvaguardia di un territorio. Non sappiamo se la nostra è una giusta intuizione, ma ci piace pensare che le comunanze siano state la rete che abbia permesso a quelle comunità passate di sopravvivere ad eventi drammatici come quello che stiamo vivendo ora, di autorganizzarsi e ricostruire. Ritrovare la memoria storica e guardare al modello delle comunanze potrebbe essere un buon punto di partenza per andare avanti. Riscoprire vecchie alleanze sopite, crearne delle nuove con chi pratica modelli autogestionari e ristabilire l’assetto comunitario che ha permesso per centinaia di anni ai montanari di vivere nelle loro terre senza le ingerenze dello stato. Tutto ciò potrebbe evitare di spopolare definitivamente le nostre montagne e di superare questi momenti così critici.

    La violenza della burocrazia che anche nel momento più alto dell’emergenza impedisce agli individui di riorganizzarsi e di fare fronte in modo autonomo e tempestivo alle calamità abbattutesi sui propri territori, è complice diretta della tragedia.

    La maggior parte dei comuni colpiti dalle scosse susseguitesi in questi mesi, non ha autorizzato l’autocostruzione di ricoveri temporanei per quegli animali che, protagonisti della sopravvivenza stessa di quelle comunità, oggi muoiono sotto la neve, tra le lacrime ipocrite di questa società.

    Come SEMINTERRATI e GENUINO CLANDESTINO riteniamo che la costruzione di modelli autogestionari partecipati, sia la risposta radicale e propositiva ad un sistema dominante fallimentare e insostenibile

  • E’ nato il Ricettario di Cucina Meticcia!

    E’ nato il Ricettario di Cucina Meticcia!

    Quando le pratiche di liberazione, conflitto e autogestione sono esondate investendo tutti gli aspetti dell’agire umano, delle pratiche materiali, sociali e culturali, rivendicando autonomia e autodeterminazione, anche il capitale si è mosso per catturare queste energie, per riempire e incanalare nella sua direzione di sfruttamento questi solchi, per fare di quel terreno, dissodato da un impeto di ribellione, una nuova geometria del potere, piantando sementi sconsiderate, padroneggiando strumenti, mettendo a valore la nostra biodiversità.

    Oggi, dove la restaurazione imperiale è scossa alle fondamenta da un pianeta di nuovo in movimento, nascono tra le macerie nuovi germogli di futuro. Dentro un No antagonista, potente e collettivo al governo del presente, prendersi cura di un pezzetto di futuro è un buon antidoto per rompere le ambiguità degli immaginari di comodo che solidificano un’uscita differenziale dalla crisi.

    Questo Ricettario di Cucina Meticcia è nato a Bologna, da un progetto di Social Log (a cui potete richiederne una copia) e della Rete Eat The Rich, con la collaborazione dei mercati genuini clandestini di Campi Aperti e della Nuova Casa del Popolo di Ponticelli, dentro la lotta per il diritto all’abitare, lotta antirazzista, per la dignità, contro il governo della crisi. Si tratta di uno tra i tanti frammenti di futuro che da lì sono scaturiti e che per questo sono riusciti a trovare legami nel presente, nuove direttrici trasformative, nuove geografie urbane subito contese dal nemico.

    Questo Ricettario a modo suo ci parla anche di lotta alle multinazionali guerrafondaie dell’agroindustria, che aggrediscono le risorse naturali e umane del pianeta anche nella loro versione green e slow, di sovranità alimentare e del suo intrecciarsi alle lotte ambientali contro le nocività e per la vivibilità dei territori.

    Durante l’anno di Expo si svolgeva a Bologna il Corso di Cucina Meticcia, oggi nella mobilitazione contro Fico nasce questo ricettario. Piccolo, parziale, abbozzo di futuro.

    Di seguito l’introduzione del ricettario e una delle tante ricette che vi sono presenti:

    Il vecchio adagio latino dice de gustibus non est disputandum, ma all’Ex Telecom occupata, al Condominio Sociale Occupato di Mura di Porta Galliera e a quello di via di Mario De Maria non la pensavamo esattamente così e sembra ormai che tanti e tante a Bologna siano d’accordo con noi. Di gusti e più in generale di cibo e di cucina ne abbiamo voluto discutere eccome, consapevoli del fatto che ogni piatto porta sempre con sé una storia che viene da lontano, ma anche un futuro da costruire e reinventare.

    Il gusto viene rimesso in discussione ogni volta che sperimenta un sapore nuovo, tutte le volte che aromi sconosciuti pervadono le narici, quando le mani si misurano con ingredienti che ancora non avevano maneggiato. Le ricette vivono della quotidianità e della specificità delle regioni da cui provengono e necessariamente con la migrazione si trasformano mantenendo il delicato equilibrio tra quello che è imprescindibile nel piatto e quello che può essere sostituito e mescolato.

    Le storie e le ricette dunque si scrivono e riscrivono con nuovi incontri. Con questo spirito, dalla collaborazione tra protagonisti e protagoniste della lotta per il diritto all’abitare e la Rete di cucine popolari Eat the Rich, è nato il Corso di cucina meticcia. Una serie di incontri mensili nei quali cucinare, assaggiare e condividere piatti densi di sapori e saperi da tutto il mondo. Partendo da questo presupposto il corso di cucina è stato pensato in due cicli: la prima parte del corso ha visto la presentazione di ricette che sono state proposte dagli occupanti dei Condomini Sociali di mura di Porta Galliera e di via Mario de Maria, oltre che dall’Ex-Telecom e dalle tante famiglie del Comitato Antisfratto Inquilini Resistenti.

    La seconda parte del corso ha visto la creatività e la sapienza culinaria della rete Eat The Rich unirsi a quella degli occupanti nell’inventare svariati a gustosissimi piatti meticci. Il risultato è stato una sorpresa per tutti i palati. Dall’estremo oriente alla Bolognina, dall’Africa all’America Latina, dai Balcani alla Sicilia sono tantissime le ricette preparate insieme e che potrete trovare nel ricettario.

    Il corso di cucina è un delicato ingranaggio di passaggi non banali, dalla scelta di ricette che tenessero conto della stagionalità dei prodotti, alla preparazione di piatti che potessero coinvolgere i partecipanti attraverso forme laboratoriali. Anche il momento della spesa si è tradotto immediatamente in una scelta di parte, ovvero quella di utilizzare ingredienti provenienti dai mercati di Campi Aperti, della rete Genuino Clandestino, presenti nei diversi quartieri di Bologna. Nel ricettario troverete, per ogni ricetta, segnalati gli ingredienti che siamo riusciti ad acquistare dai produttori di Campi Aperti, tenendo conto della stagionalità e della disponibilità dei diversi prodotti. Pensiamo che anche a partire dalle occupazioni abitative si possa cominciare a sperimentare e sviluppare il tema della sovranità alimentare agendo dal basso in modo collettivo e autorganizzato.

    Naturalmente per l’acquisto di molti prodotti ci siamo dovuti rivolgere a vari alimentari gestiti da migranti che commerciano i prodotti delle loro terre d’origine, perché alcuni ingredienti non possono essere coltivati a queste latitudini o non hanno mercato al di fuori di questi circuiti, che sono sempre più diffusi all’interno dei quartieri popolari e che sono stati una rete di supporto imprescindibile per il corso tra consigli utili e solidarietà attiva. Alla fine del ricettario troverete l’elenco delle spezie meno comuni, degli ingredienti che non fanno parte delle colture locali e degli attrezzi da cucina specifici che abbiamo maneggiato. I QR completano le ricette rimandando al blog del corso con le sue videoricette.

    Il corso di cucina, pur essendo nato dentro le occupazioni abitative di Social Log ha visto diversi suoi incontri tenersi in altri luoghi della città, questo perché ha saputo intessere un profondo legame con molte altre realtà che si sperimentano nella costruzione di una Bologna meticcia e solidale, da Piazza Verdi insieme agli studenti, al Pratello R-Esiste per il 25 Aprile, da Piazza dell’Unità insieme ai Centri Sociali e alle Palestre Popolari, al Festival nazionale delle cucine popolari in Bolognina nel maggio 2016. E proprio durante questo festival, insieme alla Casona di Ponticelli, abbiamo portato fino in fondo la nostra creatività meticcia…

    Se anche voi pensate che a Bologna la grassa sia giunto il momento di cambiare il ripieno ai tortellini questo ricettario fa per voi!

    Cuoche, chef e maestranze del Corso di Cucina Meticcia

  • Noi e i Bambini del Futuro

    Noi e i Bambini del Futuro

    Breve postfazione al ricettario di cucina meticcia prodotto da Social Log e Eat the Rich

    – CampiAperti è una realtà politica bolognese, formalmente un’associazione, che agisce per la difesa dell’agricoltura contadina biologica e per la promozione dell’autorganizzazione popolare in materia di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo del cibo. Concretamente CampiAperti organizza, da ormai quindici anni, mercati contadini biologici autogestiti in cui funziona una modalità innovativa di controllo dell’origine dei prodotti detta “garanzia partecipata”.

    Noi di CampiAperti siamo assolutamente convinti che in un futuro neanche così lontano, quando l’umanità sarà più giusta, consapevole ed ecologica, i contadini saranno attenti a coltivare la terra con il massimo rispetto possibile in modo da preservarne la fertilità, la diversità, le potenzialità vitali per l’umanità stessa e tutti gli esseri viventi.

    Un sabato mattina di inizio primavera noi contadini di CampiAperti, così pratici delle cose del futuro, abbiamo incontrato per la prima volta i Bambini del Futuro. Li abbiamo visti giocare allegri e chiassosi nel cortile dell’ex Telecom occupata e abbiamo subito capito che erano sicuramente loro, i bambini del futuro. Erano forse di dieci nazionalità diverse o più, giocavano tutti insieme, ed erano contenti di vivere in quella comunità così grande e solidale, libera da razzismo e discriminazioni. Si, perché nel futuro neanche così lontano, ne siamo sicuri, non ci saranno italiani e stranieri, non ci saranno clandestini e permessi di soggiorno, non ci saranno frontiere e pericoli per spostarsi nel mondo, ma l’umanità intera si occuperà dei propri figli come quella comunità si è occupata di quei bambini.

    Ma adesso non siamo nel futuro: viviamo in un presente ingiusto e brutale e abbiamo dovuto ingoiare l’umiliazione di tutti gli sgomberi fatti con arroganza da una sbirraglia che con la tutela del bene comune non ha niente a che fare.

    Sicuramente quei bambini sono stati feriti dalle botte, dalle urla e dalla violenza degli sgomberi. C’è da vergognarsi, noi adulti, a non non essere riusciti ad impedire che tutto ciò accadesse. Allora continuiamo a lavorare imperterriti e determinati per costruire una comunità sempre più grande e forte – e prima o poi ne siamo sicuri ce la faremo – in modo che nei cortili i Bambini del Futuro possano trovare lo spazio giusto per giocare tutti insieme, divertirsi e vivere sereni. E magari, quando arriva l’ora di cena, trovare sulle proprie tavole i piatti nuovi e meravigliosi della Cucina del Futuro.

    In questo ricettario possiamo trovarne qualche coraggiosa anticipazione.

  • Cerchiamo roulotte o camper per sostegno contadini zona terremoto

    Cerchiamo roulotte o camper per sostegno contadini zona terremoto

    In regalo, in prestito o anche in vendita a prezzi ragionevoli. Possono servire anche prefabbricati monoblocco da cantiere. Roulotte e camper debbono essere dotati di libretto di circolazione. Chiamare Marco 338 2022807 – mail   marcof@fattoriaipiani.com

    E’ possibile anche contribuire versando un’offerta sul conto corrente aperto appositamente: IBAN IT87G0538705406000002474833  causale “terremoto”

  • Samhain oggi in piazza Scaravilli

    Samhain oggi in piazza Scaravilli

    Samhain è la festa di fine estate, l’ingresso nella stagione delle tenebre. Al mercato dell’Università  il passaggio verso il mondo oscuro è coadiuvato da vin brulè e caldarroste offerti da CampiAperti.

  • La Pecora Nera

    La Pecora Nera

    Pecora Nera (The Black Sheep)

    Manuela, an anarchist and cooking lover, Works hard day by day beside his loving husband Edy to offer the best food to his clients in Bologna, Italia, which are prepared with organic vegetables that they grow in their garden.

    This documentary captures the daily life of Manuela & Edy, their inspiration for choosing this lifestyle and how the help of volunteers from around the world has helped them grow.

    Get to know their project:
    workaway.info/925716783861-en.html
    facebook.com/Famiglia-clandestina-senza-confine-630397050450567/?fref=ts

  • Primo incontro del laboratorio bolognese sulla moneta sociale

    Primo incontro del laboratorio bolognese sulla moneta sociale

    Dopo gli interessantissimi incontri sulle monete complementari tenuti da Enrico e Luca di Mag 6 avviamo una fase progettuale per l’adozione di una moneta sociale a Bologna incontrandoci Venerdì 28 ottobre alle 20 e 30 sempre presso il circolo anarchico Berneri, che gentilmente continua a ospitarci.

    All’ordine del giorno l’avvio di un progetto per l’adozione di una moneta sociale, in particolare:

    – individuazione delle comunità proprietarie della moneta sociale  e delle modalità decisionali da assumere

    – tipologia di moneta sociale da adottare