Ricordo bene la telefonata che feci al comune di Bologna, doveva essere il ‘99 o il 2000. Chiesi se esisteva a Bologna un mercato dove gli agricoltori bio potessero andare a vendere i propri prodotti. L’impiegata mi disse gentilmente che non esisteva ma che se lasciavo il mio numero mi avrebbero contattata se in futuro, magari, forse…In quegli anni il nostro sogno di vivere coltivando la terra senza riempire l’ambiente e i cibi di veleni di varia natura si stava scontrando pesantemente con il fatto che vendendo all’ingrosso la nostra piccola azienda agricola non sarebbe sopravvissuta. Magari avremmo potuto fare un po’ di agricoltura cercando di vivere di altro. Nel 2001, tornati da Genova con una marea di emozioni e pensieri, come tutti quelli che avevano vissuto quelle giornate, decidemmo di organizzare un incontro qui nella Valle del Samoggia per iniziare a ragionare di sovranità alimentare, un concetto per noi nuovo appreso durante gli incontri organizzati dal Genoa Social Forum. Da lì l’incontro con due collettivi di Bologna, Capsycum degli studenti di agraria e Kontroverso, di studenti e lavoratori: noi avevamo bisogno di vendere direttamente ciò che coltivavamo, loro volevano acquistare il proprio cibo direttamente dai contadini. Decidemmo di organizzare un minuscolo mercato a Bologna, tutti d’accordo, ma dove? Qualcuno propose l’XM24, mai sentito nominare, e sempre qualcuno andò a parlare con “quelli di xm”. Per loro andava bene e ci mettemmo d’accordo di scendere all’XM24 tutti i giovedì pomeriggio. Il posto era piuttosto buio e disordinato, ma aveva quell’atmosfera particolare che hanno alcuni luoghi un po’ fuori, un po’ ignorati, ma proprio per quello si capiva che lì avremmo potuto provare a dare concretezza alle nostre idee senza essere disturbati più di tanto. Che non avremmo intralciato, che chi aveva in mano l’organizzazione del Tutto non ci avrebbe notati. Potevamo iniziare a decidere insieme, contadini e cittadini, intorno alle tante cose che ci stavano a cuore: l’agricoltura, l’alimentazione, la giustizia sociale, le risorse, l’autogestione, il lavoro. E’ stato possibile perché a Bologna c’era uno spazio autogestito, perché le idee non hanno bisogno solo di persone, ma anche di luoghi aperti dove sperimentare, incontrarsi, parlare, organizzare. Adesso il Comune di Bologna ci offre i luoghi per portare avanti i progetti, luoghi anche più belli di XM, e contemporaneamente vuole chiudere XM. Perché altre persone con altri progetti non abbiano più un luogo per far nascere e crescere il futuro.

Germana

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