Autore: caf

  • Sull’utilizzo del termine Sovranità in Campi Aperti

    Sull’utilizzo del termine Sovranità in Campi Aperti

    Da 16 anni Campi Aperti, Associazione per la Sovranità Alimentare, utilizza la parola “Sovranità”, scelta con la volontà di mettersi in relazione con quella rete di mobilitazioni promosse principalmente dai Social Forum e dalla Via Campesina Internazionale, che denunciavano gli squilibri sociali ed ambientali legati alla globalizzazione del commercio del cibo. “Sovranità” in Campi Aperti si riferisce in modo diretto alla questione della Sovranità Alimentare, ma possiede anche altre accezioni (ci torneremo sotto).

    Eppure, da qualche anno il termine “Sovranità” è stato ripreso e sempre più utilizzato da alcune compagini politiche specifiche. In Italia, in particolare, “Sovranità” era il nome di un’Associazione politica che vedeva formalizzare l’alleanza tra Lega Nord e CasaPound nata nel 2014/2015, e velocemente inseritasi nella rete di Associazioni e partiti che si sono mossi dietro lo slogan di “Noi con Salvini” (2015/2016). Più recentemente, con il termine “Sovranismo” si è andato delineando quello che viene rappresentato come un nuovo orizzonte politico, legato in particolare ad una retorica di opposizione al processo di integrazione Europea.

    Ma cosa intendono con “Sovranità” queste compagini politiche? Il Sovranismo è un’ideologia politica che si articola su alcuni principi specifici:

    • parla di Nazione (dunque di confini) /non di terra/ non di natura;
    • parla di Cultura (come eterna e tradizionale) / non di pratiche;
    • parla di Proprietà e diritti (escludenti) / non di mutualismo / non di condivisione.

    La “Sovranità” di cui parlano Lega & Co è razzismo e deriva integralista. Nasce assieme alla retorica di opporre alle istituzioni che governano l’integrazione europea una nuova valorizzazione dei singoli Stati Nazionali. In questo senso è da leggere l’utilizzo del termine “Sovranismo”: come tentativo di riappropriazione da parte dei singoli Stati Nazionali delle decisioni che riguardano i processi economici, politici, sociali. Dunque la “Sovranità”, in quest’ottica, non è detenuta dalle persone, non dalle comunità locali, bensì dagli Stati e dalle Nazioni: si oppone dunque l’élite burocrate europea all’élite politica del singolo Stato (qui: italiano).

    Il Sovranista vede non un territorio, un paese, i suoi abitanti. Vede invece una Nazione, circoscritta da determinati Confini Statali (storicamente determinati). Associa poi ad un territorio una storia precisa che è quella della formazione dello Stato Centrale Moderno. A questa Nazione, governata da uno Stato, i Sovranisti associano un’immagine reificata dei processi culturali rinchiudendo la cultura nella sua rappresentazione, costringendo la cultura all’interno di una cornice di rappresentazione del sé in ottica nazionalista, tradizionalista e identitaria. Infine, il Sovranista crede che il diritto decisionale sul territorio di una Nazione sia priorità di quelle persone che per nascita vengono associate ad una certa cultura.

    Tutto questo è riconducibile a un’ideologia politica specifica, dove “Sovranità” è legata a identità, razzismo, proprietà, esclusione. È legata allo Stato e al suo monopolio verticista sulla terra. E alle divisioni che si cerca così di creare tra persone di differenti origini. Si potrebbe anche dire che Lega, CasaPound, Fratelli d’Italia e altri stiano utilizzando il termine Sovranità e Sovranismo come sostituti, quasi fossero un sinonimo, di una parola storicamente troppo connotata: fascismo.

    Al contrario, per Campi Aperti “Sovranità “significa che:

    • la terra è un bene comune e le decisioni che la riguardano devono essere prese dalle comunità locali che la vivono, che la abitano, che la lavorano. (per comunità locale intendiamo quella formata dalle persone che vivono in un luogo e che hanno sempre diversa provenienza, origine, storia, religione ecc.)
    • la terra è nel mondo, e i soli confini che vediamo sono quelli tra i fiumi, i monti, gli oceani, le pianure e gli alberi;
    • la cultura è una Pratica, non è legata alla nascita ma alle Relazioni tra le persone. La cultura di Fa, non si custodisce.

    In conclusione “Sovranità” per Campi Aperti è intesa come diritto naturale delle comunità territoriali, di qualsiasi tipo e di qualsiasi dimensione, di auto-organizzarsi autonomamente per provvedere ai propri bisogni fondamentali, a partire dalla necessità di poter accedere ad un cibo buono, sano, culturalmente adeguato, prodotto nel rispetto della Natura in tutte le sue manifestazioni, in un sistema di relazioni basate sulla giustizia, la solidarietà e la cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti nei cicli di produzione/consumo.

    Questa visione è antitetica e antagonista all’idea di “Sovranità” in senso nazionale, identitario, tradizionalista e proprietario. Uno stato-nazione forte, che promuove un’idea di popolo come gregge rinchiuso nel grande recinto nazionale, da custodire e governare, è la principale causa di soffocamento delle esperienze di autodeterminazione popolare di cui ci sentiamo parte. Sono i Sovranisti, di qualsiasi colore, che devastano i territori (TAV, TAP, MOUS, basi militari, grandi opere, grandi eventi ecc.) in nome di un presunto primato nazionale calpestando, letteralmente, le comunità locali che non si piegano ai diktat del governo centrale.

    Quindi il nazionalismo sovranista è il nostro principale nemico.

    Ci tenevamo a precisare.

  • ONU sui diritti dei contadini

    ONU sui diritti dei contadini

    Il 17 dicembre del 2018, dopo un lungo iter sollecitato e seguito dalla Via Campesina, l'assemblea generale dell'ONU ha approvato  a grande maggioranza la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini. Contrari Stati Uniti, Israele e Australia, astenuti molti paesi europei, tra cui l'Italia. Abbiamo incontrato questo documento interessandoci della questione sementi. Visto che a breve verrà inaugurata dalla FAO la Decade dell'agricoltura familiare ci si porrà l'opportunità di costruire nel prossimo decennio  iniziative di rivendicazione di una serie di diritti dei contadini sanciti dalla dichiarazione ONU. Sinceramente non sappiamo ancora cosa ci converrà fare, se continuare sui nostri percorsi locali  oppure provare a farci coinvolgere nell'azione delle reti contadine internazionali. Avremo modo di confrontarci e di riflettere tra noi e con tutti i soggetti a noi vicini interessati alla prospettiva della Sovranità Alimentare. Sicuramente consideriamo la dichiarazione delle Nazioni Unite molto interessante e avanzata (qui il link).
    CampiAperti
  • I PERICOLI DELLA CANNABIS

    I PERICOLI DELLA CANNABIS

    di Lorenz Strulga

    La Cannabis in Italia è sempre stato un argomento caldo da trattare.
    La scelta di vita erboristica e di autosufficienza mi è scaturita grazie alla canapa, grazie alle feste di semina e raccolto del Leoncavallo, grazie a Giancarlo Arnao, e a tutti quelli che hanno promosso la canapa libera, autoprodotta, fuori dai meccanismi economici in cui oggi troppo spesso la vediamo ingabbiata.

    Troppi poteri forti si contendono questa pianta, soprattutto in Italia: la Mafia che da decenni ci guadagna, il bigottismo cattolico che non l’accetta, le multinazionali che vorrebbero monopolizzarne le sementi,
    l’ordine dei tabaccai che vorrebbero averla tutta per loro…in più ci sono i fascisti, come Salvini.
    La Legge Mussolini-Oviglio sul controllo delle droghe del 18 febbraio 1923 (fra un po’ sono 100 anni!), è il primo atto repressivo nei confronti della canapa indiana in Italia. Da allora finirono tutte le sperimentazioni mediche che da metà ottocento andavano dilagando in tutta la penisola, con successi prodigiosi nella terapia di numerose patologie.
    Solo i Radicali con Pannella provarono ad aprire qualche spiraglio di libertà, con un referendum che non venne assolutamente considerato dal potere governante.
    Ora timidamente ci stanno riprovando i cinque stelle…
    ma l’America ha già dato il via libera alla canapa. La Monsanto sta già mettendo mani sui brevetti delle sementi, l’OMS ha spostato la cannabis non light dalla lista degli stupefacenti alla lista dei medicinali, e l’Europa
    la segue a ruota.

    E L’Italia?
    Uno dei migliori territori in cui coltivare la canapa in Europa. Lo stato con più fumatori di marijuana: dovunque vai, Amsterdam, Spagna, Marocco, India, ci son sol degli italiani a fumare canne e ciloom!
    Ma un governo preistorico, incentrato su falsi valori bigotti e malavita, non accetta questa pianta. Io credo che saremo gli ultimi a riuscire a legalizzarla, obbligati dalla necessità di adeguarci ai canoni europei.

    La cannabis light: uno spiraglio di luce verso questa mitica legalizzazione (primo passo verso la liberalizzazione), che ne sento parlare da quando ho
    14 anni.
    Cannabis light che a fumarla non fa nulla, ma piace a tantissime persone, io non credevo avesse tutto questo successo.
    Eppure fa paura, perché è la pianta spartiacque di un cambiamento culturale e spirituale alle porte.
    Il Vecchio regime teme questo cambiamento e non ci vuole dare la soddisfazione per vederlo attuato.

    Ma la Natura è più forte, ed il cambiamento avverrà inevitabilmente. C’è bisogno della canapa: per tutte le malattie autoimmuni che ci stanno paralizzando, per tutti i tumori che ci stanno divorando, per l’Alzheimer che ci sta annebbiando, per l’insonnia che ci sta schizzando, per la
    cocaina che detta il ritmo a questa società attuale.

    Salvini non mi spaventa.
    Non mi spaventano questi ciarlatani, che cosa vuoi mai? Peggio di Jervolino-Vassalli non può succedere.
    Mi spaventa di più il grosso business che c’è dietro alla produzione e vendita di sementi, ai brevetti, alla Monsanto.
    Mi spaventa di più l’estrema tecnologia che si è sviluppata per produrre queste piante, che in Italia crescerebbero quasi spontanee (parlo di
    lampade, areatori, idroponica, concimi, terricci professionali…)
    Mi spaventa di più l’approccio a questa pianta, che da ribelle com’era quando l’ho conosciuta, è diventata qualcosa di estremamente bistrattato, volgare, costoso, e lontano dalla natura e dalla libertà.

    E noi cosa possiamo fare?
    Dobbiamo spargerne i semi dovunque in modo che diventi selvatica. Dobbiamo promuovere un approccio più naturale e rispettoso con questa pianta.
    Dobbiamo farla uscire dal business (come dicevano gli ustmamò).
    Questo è importante. La liberalizzazione di questa pianta sta arrivando da sola anche senza fare niente. E’ inevitabile.

    “La Marijuana non fa niente! Speriamo non si annoi!”(Vecchio slogan del movimento hippy italiano)

    Liberala!
    Lorenz strulga

  • CampiAperti al meeting sulle economie trasformative di Barcellona

    CampiAperti al meeting sulle economie trasformative di Barcellona

    Dal 5 al 7 Aprile si è tenuto, presso l’Università di Barcellona, un meeting internazionale in preparazione al World Social Forum for Transformative Economies del 2020. Il WSFTE è un processo di confluenza dei differenti movimenti delle economie alternative, chiamate anche “transformative economies”, a livello locale come internazionale. A spingere questi movimenti verso l’organizzazione del primo forum mondiale nel 2001 è stata la volontà di mettere le persone e l’ambiente al centro dell’economia, per porre fine ad un sistema basato su estrattivismo, crescita, concorrenza e mercato, e muoversi insieme per cercare delle alternative alle sfide provocate dal neoliberismo e dalla globalizzazione economica, mettendo al centro la sostenibilità della vita, e lottando per una distribuzione egualitaria del potere. Durante il WSFTE del 2016 è stata presa la decisione di organizzare un’edizione del forum centrato sulle transformative economies nel 2020. La città di Barcellona è stata scelta per ospitare l’evento data la posizione di rilievo che la Catalogna occupa per quanto riguarda il cooperativismo e l’economia solidale. Il forum del 2020 vuole unire le forze tra le varie pratiche già esistenti ed i processi di convergenza che sono già in corso, al fine di costruire insieme un programma comune e globale a lungo termine. Inoltre, il WSFTE propone di dare più visibilità alle transformative economies, così da consentire loro di andare oltre la posizione marginale che occupano attualmente. Il forum del prossimo anno è stato strutturato attorno a quattro tematiche che cercheranno, lungo tutto il processo, di costruire una convergenza: economie femministe e prospettiva di genere, movimento agroecologico e per la sovranità alimentare, beni comuni ed economie sociali e solidali. E’ importante sottolineare che si tratta di un processo in divenire, iniziato i primi giorni di Aprile con il meeting a Barcellona, a cui seguirà il forum del prossimo anno e la costruzione di una agenda comune, attivando network che possano dare continuità e forza al percorso. Il meeting in preparazione al forum è consistito in un momento di confronto e dibattito fra varie reti e movimenti a livello locale e internazionale, volto a conoscere le varie realtà esistenti, a definire i punti focali su cui si concentrerà il Forum del 2020 e a discutere sulle le sfide da affrontare, a cui trovare insieme delle risposte. Al meeting hanno partecipato 300 persone circa provenienti da più di 40 paesi del mondo, dalla Francia all’Australia, dal Senegal al Brasile, dall’India alla Svizzera. Durante i tre giorni, inizialmente ci si è raggruppati per campo d’azione (sulla base dei 4 macrotemi prima citati) per conoscere le varie realtà partecipanti al meeting, confrontarsi sui punti di forza, sulle difficoltà e le sfide da affrontare, così come sugli obiettivi per il futuro. In questo momento, organizzato in gruppi di lavoro, ho avuto la possibilità di conoscere piccoli produttori spagnoli, persone che si occupano di supermercati autogestiti a Barcellona ed altre impegnate nell’agroecologia. Dal confronto con queste persone sono uscite tematiche quali la difficoltà di arrivare ai consumatori, la difficoltà di comunicare e creare rete con gli altri produttori, e la privatizzazione delle terre. Successivamente ci sono stati dei momenti di confluenza con gli altri movimenti, per fare il punto su come dar vita ad alleanze trasversali, relazioni, e interconnettersi per creare una risposta comune. Infine, l’ultimo giorno è stato dedicato ad un contatto più diretto fra gruppi territorialmente più vicini, così da poter discutere su come articolarsi, partecipare e muoversi ognuno sui propri territori, creando reti e collaborazioni a lungo termine. Questi tre giorni sono stati ricchi di occasioni di condivisione, di conoscenza, di confronto e di dibattito, e tante sono le questioni e le tematiche emerse. Durante il meeting si è insistito molto sulla necessità di ricostruire collettivamente, autorganizzandosi, l’economia che il capitalismo e il neoliberismo ci hanno rubato, di farsi spazio nel sistema economico dominante, e creare delle alternative. E’ stata evidenziata l’importanza che in questo percorso ricoprono le radici, il territorio e quindi la valorizzazione della conoscenza tradizionale e la costruzione di pratiche e conoscenze proprie, valorizzando le diversità. Si è sottolineata poi l’impossibilità di cambiare le cose senza una vera rivoluzione delle relazioni, che crei convergenza, cooperazione e inclusione; lavorare e lottare insieme per dare visibilità ai propri percorsi, riuscendo così ad arrivare ai consumatori ed a dialogare con le istituzioni. Ed infine, di fondamentale importanza, la creazione di reti locali e globali, che confluiscano per far fronte alle sfide comuni che il sistema dominante, con il suo funzionamento malsano, ha generato.
    Per permettere una partecipazione e una interconnessione di movimenti a lungo termine è stata creata una piattaforma online dove è possibile non solo trovare le conclusioni dell’incontro di aprile, ma soprattutto aprire dibattiti, presentare proposte, e costruire così insieme il percorso verso il 2020, ognuno dalle proprie realtà e dai propri territori. https://forum.transformadora.org/

    ORGANIZZATORI DEL WSFTE: XES, Xarxa de Economia Solidària de Catalunya · REAS, Red de Redes de Economia Alternativa y Solidaria · RIPESS, Intercontinental Network for the Promotion of Social and Solidarity Economy

    Ilaria Motta

  • Silvia Federici incontra Campi Aperti

    Silvia Federici incontra Campi Aperti

    Lunedì 6/5/2019 alle ore 17

    presso Mercato del Tolmino

    Via Podgora, 41, quartiere Saragozza, Bologna –

    Incontro-dibattito con una delle più importanti figure di riferimento del pensiero femminista contemporaneo. Oltre a Silvia Federici saranno presenti Massimo DeAngelis (Università East London), Beatrice Busi (Non Una di Meno Bologna) e le contadine di CampiAperti per discutere di nuove possibili alleanze nelle lotte per il Bene Comune.

  • L’erborista rurale parla

    L’erborista rurale parla

    In un’epoca in cui l’erborista tradizionale è relegato ad un negozio in cui vende scatolette preconfezionate, e spesso non è nemmeno in grado di riconoscere le piante dal vero, un’epoca in cui tantissima gente si professa terapeuta, naturopata ecc. senza mai immergersi nella conoscenza intima del mondo naturale tanti intrepidi personaggi stanno colonizzando le colline e le montagne di tutta Italia, cimentandosi nel riconoscimento, nella raccolta, e nella lavorazione di piante selvatiche e autoctone, provando a ristabilire un collegamento con la Natura Medicatrix, alla maniera dei tanti Avi che hanno calpestato queste stesse Terre in cerca di piante per curarsi e per curare.

    Tanti Genuini e Clandestini che, non temendo il confronto con la Natura, nonostante le direttive paranoiche dell’OMS, tornano a usare i piedi e le mani, gli occhi e il naso e la bocca, per ri-conoscere antiche Essenze dei boschi e dei campi; senza farsi sedurre da intriganti vegetali esotici che percorrono le passarelle alla moda dell’attuale cultura: Neem, Jojoba, TeaTree, Karitè, Argan…
    Che non si fermano a valutare le titolazioni di estratti artificiali e artificiosi di dubbia genuinità, ma ricercando metodi di lavorazione antichi e tradizionali, semplici, rustici, caserecci, non facendosi infinocchiare da moderne e scientifiche (e morte) tecniche di manipolazione della natura: sipfe, co2 supercritica, pressione ridotta, emulsioni microsferiche…

    Noi Erboristi Rurali cresciuti interiormente grazie alla rete di Genuino Clandestino che ci sostiene e ci dà forza; grazie a gente che ha avuto fiducia del nostro lavoro, grazie alla Natura che quotidianamente ci insegna nuovi
    equilibri di Salute, Grazie ai nostri Avi che hanno lasciato tracce di metodi, tecniche e conoscenze convalidate dai secoli. Noi Erboristi Rurali vorremmo essere semplicemente riconosciuti come tali, e lasciati liberi di lavorare, di dare energia allo Spirito Terapeutico della Natura, che possa portare beneficio a tanta gente confusa dall’attuale farmacocrazia ,che confonde e avvelena i nostri cari.

    L’invito è di partecipare a Genuino Clandestino in Terra d’Abruzzo per poter stendere una carta dei principi? Delle linee guida? Per delineare questa nuova figura che in Italia sta prendendo sempre più piede?

    Per dire la vostra, per dare un contributo nel costruire una nuova visione di Salute, terapia, Erboristeria ecchicchessia…
    Fate girare l’invito. Aho!
    Lorenz Strulga.

  • Articolo senza titolo 19147

    Il movimento di Genuino Clandestino aderisce alla manifestazione contro il Congresso Mondiale delle famiglie che si terrà a Verona il 29-30-31 marzo ospitando esponenti politici fascisti, razzisti, antiabortisti e omofobi.

    Ci uniamo agli altri movimenti italiani e internazionali con la nostra presenza e adesione perchè riteniamo di fondamentale importanza e urgenza contrastare le posizioni anti-abortiste, anti-femministe, anti-omossessualità e quindi contrarie all’autodeterminazione delle nostre libertà di scelta che verranno sdoganate durante la tre giorni.

    Tutte le associazioni, i governatori e i partiti che interverranno hanno legami con organizzazioni della destra cristiana e con i movimenti dell’estrema destra del mondo e sono caratterizzate da posizioni relative all’idea che la natura abbia assegnato agli uomini e alle donne differenti diritti sociali e diverse capacità psichiche, identificando la donna unicamente come rilegata al ruolo della riproduzione e della cura domestica e che la sua possibilità di abortire, così come di divorziare, siano le cause del declino demografico. Non riconoscono i diritti civili a tutti quei nuclei familiari che non rispondono al requisito dell’eterosessualità unita in un contratto matrimoniale, in quanto, dal loro punto di vista retrogrado, siano inadatti ad un armonioso sviluppo dei figli.

    Equiparano, inoltre, l’interruzione volontaria di gravidanza al pari dell’omicidio e vorrebbero rendere patologiche tutte le forme di orientamento sessuale diverse dell’eterosessualità e rifiutare il conferimento dei diritti civili a tutti coloro che manifestano tali identità, proponendo terapie riparative per ritornare alla condizione “normale” dell’eterosessualità.

    Genuino Clandestino oltre a rifiutare tali idee e posizioni, vuole far sentire la sua voce per ribadire il suo sentirsi “con” le donne, i genitori, i figli, gli esseri umani che scelgono di sperimentare in qualsiasi forma la loro libertà sessuale e relazionale.

    Come custodi della Terra, dell’autodeterminazione comunitaria, e in quanto contrarie alle forme di fascismo patriarcale promosse del congresso e dai loro organizzatori, dichiariamo la nostra presenza a fianco di chi lotta contro queste forme di oppressione della libertà.

    Assemblea di Genuino Clandestino riunitasi al Forte Prenestino a Roma il 23 marzo 2019

  • Giornata dell’economia solidale in Emilia Romagna

    Giornata dell’economia solidale in Emilia Romagna

    Il prossimo venerdì 22 marzo 2019 i protagonisti dell’Economia solidale dell’Emilia Romagna si incontreranno a Bologna.

    Nel corso della mattinata presso l’Aula Magna della Regione Emilia-Romagna gli addetti ai lavori e gli stakeholder saranno chiamati a confrontarsi sul percorso svolto finora in attuazione della LR 19/2014 sull’Economia Solidale.

    Nel pomeriggio presso la Sala Tassinari – Palazzo d’Accursio si svolgerà una tavola rotonda aperta a tutta la cittadinanza durante la quale Euclides André Mance, filosofo brasiliano e teorico dell’economia solidale, Roberto Mancini, professore ordinario di Filosofia teoretica dell’Università di Macerata e Elisabetta Gualmini, vice presidente e assessore alle politiche di welfare e alle politiche abitative della Regione Emilia-Romagna, insieme a rappresentanti del Forum regionale dell’Economia solidale, dell’amministrazione comunale e della società civile discuteranno e approfondiranno le prospettive dell’Economia solidale nel nostro territorio. A moderare la tavola rotonda sarà presente Marco Deriu, professore di Sociologia della comunicazione politica e ambientale presso il Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali (CIRS) dell’Università di Parma.

    La Regione Emilia-Romagna, a partire dall’adozione della Legge regionale 19/2014, è impegnata in un percorso di comprensione e valorizzazione delle realtà riconducibili ai principi dell’economia solidale. A livello regionale è stato costituito il Forum e il Tavolo permanente ed è di prossima attivazione l’Osservatorio regionale dell’economia solidale. ERVET opera quale supporto tecnico/organizzativo alla Regione nel percorso di attuazione di quanto previsto dalla Legge.

    Alla giornata del 22 farà seguito il Forum dell’Economia solidale del 30 marzo, organismo di rappresentanza previsto dalla Legge 19/2014 e dalla successiva delibera regionale 323/2016

    Per partecipare alla Giornata dell’Economia solidale occorre compilare il form di iscrizione che potete trovare qui: http://www.ervet.it/?page_id=15319

  • Difesa dei mercati contadini – Udienza Conoscitiva in Comune

    Difesa dei mercati contadini – Udienza Conoscitiva in Comune

    A seguito dell’appello per la tutela dei mercati contadini di Bologna promosso da CampiAperti mercoledì 20 febbraio dalle ore 9 si terrà a Palazzo d’Accursio un’ udienza conoscitiva della Commissione Consiliare. Interverrà una portavoce di CampiAperti, rappresentanti delle associazioni di categoria agricole, dei commercianti e associazioni che si occupano di promozione delle filiere corte locali. Invitiamo tutti i coproduttori e i sostenitori di CampiAperti ad essere presenti.

  • I semi del lavoro contadino

    Incontro seminario pubblico aperto a tutti
    SABATO 23 – DOMENICA 24 FEBBRAIO 2019
    COOPERATIVA AGRICOLA CA’ MAGRE – ISOLA DELLA SCALA (VERONA)


    Sabato 23
    10-13
    DIRITTI CONTADINI
    E LEGISLAZIONI SEMENTIERE
    Orientarsi tra pratiche tradizionali, norme
    sul bio, agricoltori custodi, vendita sementi
    contadine, risemina, leggi sementiere in
    Italia ed Europa
    14.30-18.30
    LE CASE SEMENTI : COSA SONO ?
    Quali finalità, modelli di gestione
    e ruolo nei sistemi sementieri contadini.
    Scambio di conoscenze ed esperienze
    a seguire cena e dopocena conviviale
    Durante i due giorni
    esposizioni varietali e documentali
    Domenica 24
    tavolo del libero scambio
    9.30-13
    RIPRODURRE E CONSERVARE LE SEMENTI Logistica
    Laboratorio di scambio esperienze Pranzo e cena autogestiti presso la struttura
    e miglioramento di sementi orticole e cereali Per informazioni
    su raccolta, conservazione, riproduzione
    Possibilità di pernottamento
    Matteo Tesini 3387542304 matteo.tesini@gmail.com
    Roberto Schellino 3351741213 salerin@libero.it
    www.biodiversitacontadina.wordpress.com

    17 Dicembre 2018
    Assemblea Generale
    Approvata la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini e di altre persone che lavorano in zone rurali
    Articolo 1
    Ai fini della presente Dichiarazione, si definisce come contadino una persona qualsiasi che esercita, o mira a esercitare da solo o in associazione con altri o come comunità, attività di piccola
    produzione agricola, di sussistenza e/o per il mercato, e che si affida significativamente, per
    quanto non necessariamente in modo esclusivo, al lavoro familiare e ad altri modi non monetizzati
    di organizzare il lavoro, e che dipende in maniera particolare dalla terra ed è attaccato ad essa.
    Articolo 19

    1. I contadini e le altre persone che lavorano in zone rurali hanno il diritto alle sementi, in
      conformità con l’articolo 28 della presente Dichiarazione, che comprende: (a) il diritto alla
      protezione delle conoscenze tradizionali relative alle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e
      l’agricoltura; (b) il diritto di partecipare equamente alla ripartizione dei benefici che derivino
      dall’utilizzo di risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura; (c) il diritto di partecipare ai
      processi decisionali sulle questioni riguardanti la conservazione e l’uso sostenibile di risorse
      fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura; (d) il diritto di mettere da parte, utilizzare,
      scambiare e vendere i semi da loro prodotti o i loro materiali di moltiplicazione;
    2. I contadini e le altre persone che lavorano in zone rurali hanno il diritto di mantenere, controllare,
      proteggere e sviluppare i propri semi e le proprie conoscenze tradizionali.
    3. Gli Stati devono prendere delle misure per rispettare, proteggere e soddisfare il diritto alle
      sementi dei contadini e delle altre persone che lavorano in zone rurali.
    4. Gli Stati devono assicurare che semi di qualità e quantità sufficiente siano a disposizione dei
      contadini nel periodo più adatto per la semina, e ad un prezzo accessibile.
    5. Gli Stati devono riconoscere il diritto dei contadini di affidarsi o ai propri semi, o ad altri semi
      disponibili localmente e di loro scelta, e il diritto di decidere sulle coltivazioni e sulle specie che
      desiderano coltivare.
    6. Gli Stati devono prendere delle misure appropriate per sostenere i sistemi di sementi dei
      contadini, e devono promuovere l’agrobiodiversità e l’uso dei semi dei suddetti.
    7. Gli Stati devono prendere delle misure appropriate per assicurare che la ricerca e lo sviluppo
      agricoli includano i bisogni dei contadini e delle altre persone che lavorano in zone rurali, e per
      assicurare una loro attiva partecipazione alla definizione delle priorità e nell’effettuazione di attività
      di ricerca e sviluppo agricoli, prendendo atto della loro esperienza, e devono aumentare gli
      investimenti nella ricerca e nello sviluppo delle colture e dei semi orfani che rispondano ai bisogni
      dei contadini e delle altre persone che lavorano in zone rurali.
    8. Gli Stati devono far sì che le politiche sulle sementi, sulla protezione della varietà vegetali e le
      altre leggi di proprietà intellettuale, i sistemi di certificazione e le leggi sulla commercializzazione
      delle sementi rispettino e prendano in considerazione i diritti, i bisogni e le realtà dei contadini e
      delle altre persone che lavorano in zone rurali.
  • Avanti con i miscugli!

    Avanti con i miscugli!

    Da tre anni Campi Aperti sta sviluppando un progetto di miglioramento genetico partecipativo, supportato dal genetista Salvatore Ceccarelli, su zucchina, orzo e pomodoro da conserva. Il progetto si propone di costituire dei centri di conservazione della diversità agricola nelle aziende contadine e di ritornare a selezionare semi liberi, buoni e produttivi per tutti. Stiamo iniziando a raccogliere i primi frutti…

  • 5×1000 al Centro di Salute Internazionale e Interculturale (CSI)

    5×1000 al Centro di Salute Internazionale e Interculturale (CSI)

    Quest’anno noi di Campi Aperti sosterremo – con la donazione dei nostri 5×1000 –  il Centro di Salute Internazionale e Interculturale (CSI) perché condividiamo con questa realtà pratiche e ideali per una trasformazione sociale nella direzione dell’equità, della giustizia e della sostenibilità.

    Centro di Salute Internazionale e Interculturale (CSI) – APS
    www.csiunibo.org
    CF 91379800377

  • MANIFESTAZIONE a FIRENZE 28/4/2018

    MANIFESTAZIONE a FIRENZE 28/4/2018

    Il movimento Genuino Clandestino, per difendere Mondeggi a l'autodeterminazione 
    dei territori, organizza una manifestazione a Firenze sabato 28 aprile. Da 
    Bologna si organizzano dei pullman. INVITIAMO TUTTI E TUTTE A PARTECIPARE  
    prenotando al 3343237051 (Comitato Esa). Partenza sabato pomeriggio, rientro 
    sabato sera.

  • CampiAperti tra i Mapuche

    CampiAperti tra i Mapuche

    APPUNTI DEL VIAGGIO DI DOMENICO IN  ARGENTINA E CILE

    Mari mari lanmneg y peñi! Un saluto alle sorelle e i fratelli!

    Mi trovo da più di una settimana a Temuco, la capitale della regione dell’Araucania in Cile. Precisamente in un accampamento davanti al carcere maschile, dove da 5 anni è detenuto il Machi Celestino Cordova, che da 66 giorni è in sciopero della fame. Da una ventina
    di giorni, fuori dal carcere, c’è un accampamento composto da mapuche e Winka (non mapuche). La presenza di tale accampamento serve a dare maggiore risalto a quanto il Machi Celestino richiede, cioè poter uscire dal carcere per tornare al suo Rewe (luogo sacro) per 48 ore per poter rinnovare il proprio spirito.
    Ma facciamo un passo indietro: chi sono i mapuche, cos’è un Machi, che cosa sta succedendo a questo popolo: MAPUCHE (termine composto dalle parole mapudungun Che, "Popolo", e Mapu, "della Terra") sono un popolo amerindo originario del Cile centrale e meridionale e del sud dell'Argentina (Regno di Araucanía e Patagonia). In spagnolo sono talvolta indicati come araucanos (Araucani). Quanto all'origine di quest'ultima denominazione, due sono le scuole di pensiero: c’è chi sostiene che nasca dalla parola quechua awqa (che significa ribelle), e chi invece giudica più attendibile la sua derivazione dal nome geografico mapuche ragko,che vuol dire "acqua argillosa". I mapuche hanno un’economia  basata sull’agricoltura; la loro organizzazione sociale è sviluppata in famiglie estese, sotto la
    direzione di un
    lonco (capo), sebbene in tempi di guerra si possano unire in gruppi più
    larghi ed eleggere un
    tochi (portatore d'ascia) per guidarli. I mapuche sono una etnia composta da numerosi gruppi che condividono tra loro la stessa struttura sociale, religiosa ed economica, così come un’eredità linguistica comune. La loro influenza si estende tra il fiume Aconcagua e la pampa argentina. I mapuche sono gli attuali eredi culturali e di discendenza biologica di un processo di popolamento che affonda le sue radici a più di 12000 anni fa. Se avete voglia di approfondire, vi invito a leggere questo articolo che riassume in maniera precisa e puntuale la storia dei mapuche dalla “scoperta dell’America” ad oggi

    .
    https://ecomapuche.com/index.php/2010/08/21/i-mapuche-due-stati-un-solo-popolo/
    https://ecomapuche.com/index.php/2017/11/15/largentina-mapuche-cronaca-di-ettari-di-terra-macchiati-col-sangue/

    Che cosa sta succedendo al popolo mapuche.

    Una volta compreso chi sono i mapuche, che cosa hanno subito in questi ultimi secoli e cosa continuano a sopportare in questi ultimi anni, vi racconto quello che ho visto e vissuto in questi giorni. Il mio viaggio verso le comunità mapuche è iniziato per caso. Mi trovavo dal lato della cordigliera argentina, tra Bariloche e San Martin de los Andes; lì ho conosciuto una ragazza della comunità curruinca, “che bello, sto per conoscere una vera indiana!”. Davanti a me si presenta una ragazza come tante altre, molto cordiale, Soledad è il suo nome (solidale), una studentessa di
    diritto all’ultimo anno. Con molta pazienza mi dedica tutto il pomeriggio e mi spiega come funziona la sua comunità, come sono strutturati, che funzioni hanno le varie cariche e soprattutto come prendono le decisioni comuni.
    Tutte le decisioni si prendono in assemblea, che viene fatta almeno una volta ogni due mesi. Se c’è la necessità si possono convocare anche più assemblee a breve termine. Le decisioni si prendono per unanimità, oppure si vota. Le assemblee nella loro comunità si convocano tramite radio FM. La loro struttura è la seguente: Lonko= testa. Può essere un uomo o una donna e viene eletto direttamente dall’assemblea Inal lonko= seconda testa Huer quen= messaggero Le chiedo se hanno mai avuto qualche problema con lo stato argentino. Lei mi racconta una storia molto triste di quando era bambina. Parte della sua comunità fu sgomberata dalla polizia e vide suo padre e suo zio menati dagli stessi. Adesso vive con la sua famiglia in un luogo concessogli tramite un progetto comunitario (è un luogo fantastico, l’ho visitato qualche giorno dopo). Continuiamo a parlare ancora un po’ dell’attuale conflitto che vivono alcune comunità, soprattutto piu’ a sud, nel Bolson, dov’è stato
    ucciso Santiago Maldonado per mano della polizia. Soledad mi racconta che tra le varie comunità c’è un obiettivo specifico, quello della riappropriazione della loro terra ancestrale che gli è stata
    tolta. Ma ogni comunità adotta proprie strategie… Aimè, purtroppo anche a 20.000 km di distanza la retorica del mapuche buono e del mapuche cattivo, dei violenti e dei non violenti, di chi collabora con lo stato e di chi fa gli scontri con la polizia, di chi vende le
    proprie terre alla faccia degli antenati ancestrali e di chi, bruciando camion, chiede che sia fatta giustizia per i suoi famigliari in carcere. Vittime di complotti politici e di interessi di grandi aziende multinazionali. Soledad mi confessa che il suo vero scopo nella vita è diventare un’avvocata per difendere la sua famiglia e la sua comunità. Mi dice che non ama la violenza e non vorrebbe che alla sua cumunità succedesse quello che sta succedendo in Cile. Ma è ben consapevole che i winka sono capaci di tutto, e che in fondo i mapuche sono anche dei guerrieri, e del resto sono stati anche gli unici in tutte le americhe a resistere agli imperi coloniali fino ad oggi. Le auguro tutto il meglio e gli regalo una borsina di tela di Campi Aperti!
    La divisione non fa bene a nessuno. Dopo aver girato per il nord della patagonia argentina decido allora di
    andare dove la repressione è più forte, quindi oltrepasso le Ande e dopo qualche giro turistico (concedetemelo) arrivo appunto a Temuco, IX regione del Cile, anche detta Araucania per via dei suoi alberi endogeni, le araucarie. Le araucarie oggi purtroppo sono minacciate dai boschi di pino (qui chiamati pico pico) e di eucalipto, ma questo è un altro tema…

    Il 12 Marzo, a Temuco, il Machi è al cinquantanovesimo giorno di sciopero della fame Subito mi dirigo all’università cattolica dove incontro il mio contatto Ximene Alarcon, una professoressa di Antropologia che insegna diritto umano e storia delle migrazioni. Un’altra persona con cui passo tutto il pomeriggio parlando. Dopo averle fatto venire quasi un embolo per rispondere a tutte le mie domande mi invita ad una sua lezione per il giorno seguente… Alla sera mi incammino di fronte al carcere. Ci sono circa una quindicina di persone sedute intorno al fuoco, si sono accampati con tende in un giardinetto che divide le due carreggiate. Sono per lo più
    ragazzi winka, pochi mapuche, e appena mi vedono rimangono tutti in silenzio. Provo a salutare, mi rispondono a mezza bocca due persone, mi guardano come se fossi un alieno, non so che dire. Provo a chiedere di una tale Giovanna Tafilu, che per caso avevo visto qualche giorno prima in un’intervista su youtube fatta proprio davanti al carcere. Mi rispondono che non c’è, che è andata a Santiago con la rete di appoggio per il Machi presso l’ufficio per i diritti umani. Visto che non riuscivo a parlare con nessuno, capisco che forse non è aria e che senza “credenziali” non potevo far parte del gruppo, allora saggiamente decido di salutare e
    tornare nella casa dove ero ospite.

    13 Marzo sessantesimo giorno di sciopero della fame

    Dopo una veloce colazione mi dirigo in università, “Accidenti, sono emozionato, non vado ad una lezione da anni e sono pure in ritardo...” accelero il passo, poi mi calmo e mi ricordo che sono comunque in Sud America… Finalmente arrivo a lezione, Ximena e’ una professoressa straordinaria, presenta la sua materia in modo semplice e costruttivo, parla di problematiche attuali e pone esempi concreti di governance, politica istituzionale e rivendicazioni
    indigene. La lezione fila liscia fino a quando lei non inizia a fare domande, “Adesso mi chiama, mi chiama…” ebbene non mi son potuto tirare indietro… Lo scopo della lezione era quello di capire su che cosa sono basati i diritti umani e le domande a cui dovevamo rispondere per conoscerci tra studenti vertevano su il TUWUN (territorio, concetto geopolitico, ecosistema) e KUPAL (famiglia, radici). La discussione chiaramente si anima dopo le mie risposte essendo l’unico europeo in classe…
    Comunque anche qui tutto fila liscio, alla fine della lezione capisco il perché di tutti i suoi riferimenti in mapungdun (lingua mapuche) e  capisco che come fuori anche in quell’aula c’era uno spaccato di società. Non tutti sanno da dove provengono realmente, non tutti sono tolleranti verso chi ha origini diverse dalle loro, non è scontato per i ragazzi tollerare i mapuche anche se questi hanno parte del loro stesso sangue, e non è scontato per una ragazza o ragazzo mapuche accettare le proprie origini e tutto quello che ne consegue… Ringrazio Ximene dell’esperienza e mi dirigo di nuovo al carcere. La situazione è sempre la stessa, oggi ci sono molte più persone. Nessuno parla con me, oggi ci sono tanti lavori da fare, ci sono dei preparativi da compiere entro il giorno seguente. Cerco di entrare nelle loro grazie stando zitto e mettendomi a lavorare di buona lena. Solo dopo alcune ore qualcuno inizia a parlarmi. Chiaramente mi fanno il terzo grado, forse nei loro panni io avrei fatto lo stesso.
    Sono tutte e tutti militanti politici, alcuni venuti appositamente a Temuco per sostenere la causa del Machi Celestino. Anche se la maggior parte non sono mapuche cercano tutti di parlare il
    Mapudungun, sono qui per la loro causa, ma è anche la causa di tutti appunto per i diritti umani. I preparativi sono per l’evento di domani dove sono previste decine e decine di persone tra le quali anche autorità spirituali mapuche di varie comunità, verranno da tutto il Cile. Domani, mi dicono, si potrà visitare il Machi collettivamente, in carcere si celebrerà un rito. I ragazzi del campo, come da protocollo mapuche si sono offerti di ricevere gli ospiti. Dopo aver lavorato tutto il giorno con loro per i preparativi, finalmente si è meno rigidi e siamo tutti intorno al fuoco a bere mate. Io sono nel cerchio, anche se con ancora qualche sguardo di traverso. Qualcuno mi ringrazia, io sorrido e continuo a bere mate. Sono le 2 di notte, torno a casa, questa volta saluto anch’io come fanno i mapuche.

    14 Marzo 61 giorni di sciopero della fame

    Arriva il giorno del ricevimento e della visita in carcere. Io per non essere da meno agli altri del campo mi presento alle 5 del mattino, prepariamo la colazione a base di sapapillas y tomate, pan, queso, ensalada chilena, dulces. I primi ospiti arriveranno alle 6, quindi un peñi si propone di fare il ngellpum (un rito dove si richiede alnukenforza ed energía) prima della colazione. Arrivano in tutto un centinaio di persone quasi tutte vestite con abiti tradizionali mapuche. Entrano in carcere praticamente tutti alle nove del mattino, la visita è permessa da quell’ora alle 16. Io aspetto, non so di preciso se posso o non posso entrare, se secondo il protocollo mapuche qualcuno mi deve invitare ad entrare oppure no, e soprattutto una volta dentro che cosa devo fare? Mi decido, vado a parlare con il peñi che aveva celebrato il rito la mattina e senza girarci attorno gli parlo chiaramente delle mie perprlessità. Con un sorriso mi dice “Fai quello che ti senti”… bene entro!

    Il Carcere:
    non ero mai stato prima d’ora in un carcere vero, e soprattutto mai in uno cileno. Lascio i documenti all’ingresso, con me porto una sportina di tela e la tazza di CA. I carabineros non vogliono farmi entrare con la tazza per via del moschettone, allora lo rompo ed entro. Mi perquisiscono tre volte, mi mettono un timbro a inchiostro e un altro timbro trasparente che può essere visto solo con gli ultravioletti. Passo un cancello, poi un altro e un altro: ne ho
    contati sette. Il carcere è un posto angusto, buio, fetido, i corridoi stretti e bassi. Arrivo nella sala dov’era appena terminato un rito celebrato dal Machi. Era la palestra del carcere.
    L’aria che si respira tra le persone è tesa, se non fosse per le urla dei bambini che giocano, per i mate e dolci che girano di mano in mano, sembrerebbe un funerale. Al centro della sala il Machi Celestino, è vestito con il suo
    trailonko,sulla fronte che regge quattro piume di un volatile sconosciuto. Sembra in perfetta salute se non fosse per gli occhi scavati. Prima pesava 22,5 kg di più.
    Al mio arrivo era appena terminata igillatun (rito che varia da comunità a comunità). Adesso inizia il traculum, l’equivalente di una nostra assemblea. Ci posizioniamo tutti incerchio seduti. In una estremità del cerchio ci sono due statue di legno rivolte verso il rewe del Machi e in mezzo ad esse tutti i doni portati

    https://web.facebook.com/AraucaniaOnline/videos/2015186742103432/

    dai vari lanmgen, peñi, lonko. Il Machi fa un discorso a mio avviso memorabile: si sforza di parlare per metà in mapungundun e in spagnolo, affinche` tutti possiamo capire. Parla di pace e di unione tra le comunità, ci tiene a precisare che la causa mapuche ha bisogno del sostegno di tutti. Dopo un discorso generale inizia a parlare di sé, di cosa vuol dire essere Machi, racconta del suo caso, ci dice che lui nella vita avrebbe voluto essere professore, ma essere Machi non lo si sceglie, ti capita e basta… Poi parla del perché si trova rinchiuso in carcere da piu di 5 anni e con altri 13 da scontare. Parla di come lo stato e i carbineros hanno montato tutto il caso (per saperne di più https://es.wikipedia.org/wiki/Caso_Luchsinger-Mackay).
    Infine spiega di nuovo le motivazioni che lo spingono allo sciopero della fame, siamo al giorno 62, ribatte con fermezza che fino a quando non gli sarà permesso di tornare al suo
    rewe
    non smetterà. A seguito delle sue parole invita tutti e tutte a dibattere sulla sua decisione, vuole sapere il parere di tutti, dice che lui è un uomo e come tale può sbagliare…
    Alla conclusione del traculum mi faccio coraggio e vado verso di lui, con qualche esitazione lo saluto
    e lo ringrazio per le sue parole e per il suo coraggio, come esempio  di lotta per tutti, augurandogli di uscire presto. Mi permetto a nome di tutta l’associazione di regalargli la borsina di tela e la tazza, gli dico che i principi della sua comunità e dell’intero popolo mapuche in un certo qual modo sono molto simili ai nostri (oppure il contrario?! Rido da solo).
    All’uscita dal carcere torno al campo. Sono tornato nel gruppo con la speranza di poter scambiare qualche parola, opinioni, semplicemente poter parlare di quello che era appena successo dentro il carcere.
    All’improvviso si avvicina a una lanmgen e mi dice “Tu sei l’italiano amico di Violetta?”. Io sorpreso dico “sì” e lei risponde “Bene, sapevamo del tuo arrivo, benvenuto”. Lei è Giovanna Tifilum, una delle portavoci del Machi, appartenente alla red de Apoyo de los pueblos mapuche. Una donna con una forza di volontà straordinaria. Io tempo addietro avevo contattato tramite
    FB una certa Violetta, un’avvocata cilena che vive a Cesena, e gli dissi che sarei andato a conoscere il popolo mapuche (per fortuna le coincidenze)… Finalmente tra i compagni del campo spuntano sorrisi, mi dicono “Allora non sei un paco!” (pacos sono i carabineros infiltrati). Per la gioia di essere finalmente accettato prendo la prima cosa che ho davanti, un bambino, lo getto in aria, lui mi sorride, è il figlio del Machi! Non mollare mai quando si sta lottando per una giusta causa!

    15/16/17/18 marzo 62/63/64/65 giorni di sciopero della fame.Approfitto di questi giorni per viaggiare nelle diverse comunità, conoscere i Lafquenche (gente del mare) e i Pelmewenche (gente della Cordigliera). Tutte le sere però torno al campo per dare una mano ai compagni e alle compagne. Inizia l’autunno, le piogge e il vento si scagliano su di noi, ma il fuoco resiste acceso imperterrito. In questi giorni nel campo attorno al fuoco e viaggiando ho appreso molte cose, vorrei dirvene alcune per curiosità. I mapuche hanno una legge propria AZ MAPU, tra queste vi sono contemplate l’aborto, uguaglianza assoluta tra uomo e donna, sono riconosciuti e accettati gay e lesbiche (mi dicono che il genere non lo fa l’aspetto físico), possono esserci uomini che si vestono da donne e donne che si vestono da uomini, è permessa l’eutanasia, è condannata fermamente la violenza sulle donne, La forza delle Donne va dall’utero alla terra ed è la più forte che esiste! E tanto tanto altro….

    19 marzo 66 giorni di sciopero della fame Oggi è un giorno triste per due ragioni: Questa mattina ci siamo svegliati con una chiamata dei medici che stanno assistendo il Machi, dove chiedono alle autorità carcerarie di trasportarlo con urgenza in ospedale per degli accertamenti. Il suo cuore fa fatica a battere e oramai i suoi muscoli si stanno man mano degradando. Alle 9 di mattina viene trasportato in ospedale, lo dimetteranno alla sera. Le sue condizioni sono nettamente peggiorate, ma lui ha tenuto a precisare, tramite le sue portavoci, che non
    arresterà lo sciopero della fame!
    Come seconda cosa alle 14 il sindaco di Temuco ordina alle forze speciali di sgomberare centinaia di contadini mapuche che affollano le vie del centro. Sono abusivi!!!” tuona il sindaco … non so perché ma questa storia mi suona molto familiare. Le scene che si vedono sono ridicole e ignobili allo stesso tempo: i carabineros sequestrano pacchi di frutta e vedura e li gettano nei bidoni della spazzatura. Di tutta
    risposta inizia una vera e propia sommossa contadina con lanci di verdura e casse di legno contro i carabineros. Alla fine della serata contiamo parecchi arresti. I contadini indicono una  manifestazione per domani, contro il sindaco e la sua assurda ordinanza. Assurda perché i mapuche vendono per le strade da più di cento anni e ora li vuole far “regolarizzare” con delle licenze specifiche, che a volte costano più del loro effettivo guadagno della vendita. Tutto
    questo in nome della sicurezza dei cittadini del centro.

    https://web.facebook.com/AraucaniaOnline/videos/2015186742103432/
    https://web.facebook.com/AraucaniaOnline/videos/2014169895538450/

    20 Marzo 66 giorni di sciopero della fame

    Questo è il mio penultimo giorno a Temuco, domani partirò per Santiago. Mi sveglio presto, preparo la colazione per tutti gli altri del campo, andiamo a fare le fotocopie del volantino per la giornata nazionale di appoggio al Machi Celestino prevista per giovedi’ 22 Marzo e ci
    dirigiamo per il centro. Le strade sono apparentemente tranquille, però i compagni mi fanno notare agli angoli delle strade i guanaco (idranti, qui mi dicono che nell’acqua utilizzano sostanze caustiche) e dietro di loro tutti i blindati delle forze speciali, le stesse utilizzate per gli sgomberi nelle comunità resistenti.
    In lontanaza si sentono delle grida, ci apprestiamo a  raggiungere il corteo, che al contrario di come si erano preposti i contadini e le contadine mapuche decidono di iniziare dal luogo dove sono avvenuti gli scontri il giorno prima. La testa del corteo “selvaggio” era capitanata da sole donne, che con tutta la loro forza guidano il
    corteo a suon di cori e urla di guerra
    Marri Chiweu!!! Marri Chiweu!!! Dieci volte vinceremo!!!
    Dopo aver paralizzato per quasi un’ora il traffico di Temuco il corteo
    si dirige verso la Municipalida di Temuco, dove a gran voce il corteo chiede un incontro con il sindaco.
    Verso le 14 ricevono due esponenti dei campesinos. Ad ora non sappiamo ancora cosa si siano detti, e io purtroppo devo lasciare il PC da dove vi sto scrivendo! Vi lascio con una frase che mi disse Namku (Aquila libera) che fa più o meno cosi’: "Noi mapuche non abbiamo bisogno di creare nulla, c’è già tutto… quello di cui abbiamo bisogno è di coltivare relazioni, crescere assieme e tramandare alle future generazioni la nostra cultura”

    Mari mari lanmneg y peñi! Un abbraccio a tutte e tutti ci vediamo a Bologna!

    Domenico

  • Camilla si presenta al Mercato Sonato!

    Camilla si presenta al Mercato Sonato!

    ❖ Cos’è Camilla?

    Camilla è un progetto di emporio autogestito e solidale proposto da Alchemilla GAS e CampiAperti – Associazione per la Sovranità Alimentare.

    ❖ Cos’è un emporio autogestito e solidale?

    Si tratta di un punto di approvvigionamento di prodotti di elevata qualità (alimenti biologici, filiere locali, prodotti equo-solidali, sfuso di qualità, cosmesi e detergenti naturali) organizzato in forma cooperativa. E’ autogestito perché tutti i soci della cooperativa dedicheranno una quota del loro tempo alla gestione dell’emporio ed è solidale perché grazie alla collaborazione di tutti i soci, le spese di gestione dell’emporio saranno ridotte al minimo e di conseguenza anche i prezzi di vendita saranno ridotti e il più possibile alla portata di tutte le tasche.

  • Casa dei semi in Sardegna e “miscugli Ceccarelli”  –  report di Germana

    Casa dei semi in Sardegna e “miscugli Ceccarelli” – report di Germana

    Da venerdì 16 febbraio a lunedì 19 sono stata in Sardegna, invitata dalla rete locale di Genuino Clandestino, per parlare di quello che stiamo
    sperimentando con i miscugli "Ceccarelli". L'occasione è stata un incontro presso la "Casa dei semi", da poco inaugurata, e visto che sapete già cosa
    facciamo noi di CampiAperti con i miscugli (lo spero!) e che ho raccontato agli amici sardi, vi scrivo cosa stanno facendo loro. La Casa dei Semi è un
    piccolo spazio, una sorta di magazzino annesso all'abitazione, che una persona ha messo a disposizione per questo progetto. Si trova a Domusnovas
    Canales, nel comune di Norbello, al centro della Sardegna, in modo che possa essere raggiungibile sia dal nord che dal sud della Sardegna. Nella
    casa sono conservate in barattoli di vetro piccole quantità di sementi che le persone vogliono donare al progetto. Si tratta sia di sementi di varietà
    antiche che si sono conservate in Sardegna nei secoli come di varietà provenienti da varie parti, compresi i miscugli "Ceccarelli" di grano e
    orzo. Considerate che in Sardegna, a differenza che da noi, si sono conservate molte varietà antiche e gli appassionati che girano nei paesi
    chiedendo agli anziani se hanno sementi che si autoproducono, trovano sempre nuove varietà interessanti. Comunque la casa dei semi è aperta anche
    a varietà provenienti da altre aree italiane o estere. A chi vuole donare sementi si chiede innanzitutto di condividere solo sementi che già
    utilizzano e coltivano da almeno tre anni, e di compilare una scheda con le caratteristiche della pianta, le esigenze colturali, ecc. A chi prende le
    sementi è richiesto di restituirle l'anno successivo con almeno il 30% in più, in modo da aumentarne via via la quantità. Anche chi prende le sementi
    deve compilare una scheda, in modo che si sappia come hanno prodotto, se hanno riscontrato problemi o altro. In questo modo nel tempo insieme alle
    sementi si avrà anche una sorta di banca dati sulle caratteristiche e sull'adattamento a quella varietà in varie zone di coltivazione. Hanno
    anche in programma di utilizzarle per costituire miscugli evolutivi, e provare anche quelli.
    
    Il progetto è solo agli inizi ma mi è sembrato bellissimo, ci vorranno sicuramente molte energie per portarlo avanti e spero che ce la facciano, e
    poi la Sardegna è una terra magica, non ero mai stata al suo interno, ci avevo fatto solo qualche campeggio al mare da ragazzina, quando ancora
    esistevano le vacanze estive. Come potete immaginare sono tornata con una gran voglia di tornarci anche in estate!
    
    Germana

  • INCONTRO “SEMI BENE COMUNE?”– CampiAperti – ARI Piemonte– Crocevia Roma

    INCONTRO “SEMI BENE COMUNE?”– CampiAperti – ARI Piemonte– Crocevia Roma

    Per capire un po’ di più, collettivamente, sulla lotta per il controllo di una delle risorse più preziose dell’umanità, dalle grandi
    multinazionali ai piccoli produttori locali.
    
    Per cominciare a confrontarci, contadini e cittadini, sulla legislazione e sugli accordi che determinano il nostro reale grado di sovranità alimentare.
    
    Per cominciare a meglio definire i nostri possibili percorsi futuri e le nostre potenzialità collettive. 
    
    INCONTRO “SEMI BENE COMUNE?”– CampiAperti – ARI Piemonte– Crocevia Roma
    
    *Bologna,* *Sabato 10 febbraio,* al *Centro Interculturale Zonarelli, Via Sacco, 14, Sala Polivalente.*
    
    *é gradita l'iscrizione *  https://doodle.com/poll/i5u77nkva84f3p4r.
    
    Programma:
    
    10-13* Confronto sugli aspetti agronomici* *nell’autoproduzione dei semi*: progetto CampiAperti—Ceccarelli e altre esperienze
    
    13-14 *Pranzo condiviso:* ognuno porta qualcosa da condividere con gli altri
    
    14-17 *Confronto sugli aspetti giuridici dei semi*: diritti di proprietà intellettuale, accordi internazionali, la registrazione dei semi da
    conservazione e altre forme di registrazione – divulgazione generale e riflessioni culturali / politiche in merito
    
    E’ possibile iscriversi a tutta la giornata o ad una sua parte.
    

  • IMMAGINI E VOCI DA PIAZZA VIII AGOSTO

    “Buon compleanno CampiAperti”

    guarda il video

  • Nasce “B.E.C.C.O”, contro il cemento e per il verde pubblico

    Nasce “B.E.C.C.O”, contro il cemento e per il verde pubblico

    Abbiamo partecipato all’assemblea che si è tenuta venerdì 22 settembre a VAG contro l’apertura dell’ennesimo supermercato alla Cirenaica. Dall’assemblea è nato un comitato che si chiamerà  “B.E.C.C.O” Comitato “Bologna Est contro il Cemento e per l’Ossigeno. Di seguito il primo comunicato di “B.E.C.C.O”

    No al nuovo supermercato in Cirenaica: andiamo a dirlo all’amministrazione!

    Venerdì 22 settembre si è svolta una nuova assemblea pubblica per decidere come portare avanti la campagna contro la costruzione dell’ennesimo supermercato per la Cirenaica e le aree limitrofe, che secondo le intenzioni dei privati coinvolti (la ditta costruttrice e la catena multinazionale Lidl) dovrebbe sorgere nel comparto ex Atc di via Libia: una speculazione urbanistica che porterà più consumo di suolo, più traffico e più inquinamento, riducendo le già scarse previsioni di verde inserite nel progetto originario.

    All’assemblea, oltre a numerose/i cittadine/i che già da tempo hanno deciso di attivarsi contro questa iniziativa, hanno partecipato anche altre realtà come il Comitato Rigenerazione No Speculazione (che si sta mobilitando per intervenire sul progetto legato alla ristrutturazione dello stadio: anche lì si prevedono nuove strutture commerciali a scapito del verde) e l’associazione CampiAperti (che da anni organizza il mercato contadino e biologico del martedì in via Paolo Fabbri), oltre ad alcuni residenti della zona di via del Lavoro arrabbiati per la realizzazione anche in quell’area di un ulteriore supermercato, che disterebbe poche centinaia di metri da quello ipotizzato in via Libia. Strutture che si aggiungerebbero alle tante già esistenti nel quartiere, come dimostra la mappa di Zic.it presentata durante l’assemblea: in un solo colpo d’occhio la mappa mostra facilmente quanti sono i supermercati già disponibili a fronte delle aree verdi. Nel rione Cirenaica si è costruito troppo e male negli ultimi anni, case invendute, spazi commerciali deserti, opere di urbanizzazione mai completate, aree pubbliche svendute o sotto utilizzate. ORA BASTA! La Cirenaica ha bisogno di nuove aree verdi, del rilancio del mercato rionale e dei piccoli esercizi di vicinato, di un utilizzo sociale e condiviso degli spazi ora inutilizzati.

    L’assemblea ha deciso di:

    – costituire il comitato B.E.C.C.O. (Bologna Est contro il Cemento e per l’Ossigeno), con l’obiettivo di fermare il progetto e di far sentire le voci e le proposte di chi in cirenaica vive, lavora e ha attività.

    – portare avanti una petizione popolare contro il nuovo supermercato: al momento è possibile firmare a Vag61 (via Paolo Fabbri 110), al bar Edera (via Masia 14) e il martedì al mercato di CampiAperti (via Paolo Fabbri 112) oppure inviando un’e-mail a nosupermarketincirenaica@gmail.com indicando nome, cognome e indirizzo. A breve sarà anche attivata la possibilità di aderire alla petizione firmando online.

    – partecipare tutte/i insieme al Consiglio di Quartiere aperto che, grazie a 222 firme raccolte nel giro di pochi giorni, è stato convocato per discutere del progetto di via Libia. E’ stata annunciata la presenza del’assessore all’Urbanistica, Valentina Orioli, quindi avremo l’occasione di far sentire sia al Quartiere che alla Giunta comunale la voce di chi vuole dire NO AL NUOVO SUPERMERCATO! Invitiamo tutte le persone interessate ad essere presenti: il Consiglio si terrà giovedì 28 settembre alle 20, al centro sociale Scipione dal Ferro in via Sante Vincenzi 50.

    Comitato B.E.C.C.O.