A pochi chilometri al largo di Ravenna dovrebbe attraccare presto una nave rigassificatrice. Autorizzata con procedura d’urgenza (pochi mesi a fronte degli anni necessari per gli impianti a fonti rinnovabili) c’è stata presentata come necessaria a superare la crisi energetica seguita alle speculazioni finanziarie, prima, e alle sanzioni alla Russia, poi.

A nulla vale, evidentemente, la constatazione che quest’anno, non solo nonostante che gli impianti esistenti non abbiano lavorato a pieno regime, non siamo rimasti senza gas, ma ne abbiamo anche venduto di più del solito al resto d’Europa.

Il sistema capitalista turboliberista, prima si crea il problema (guadagnandoci un bel po’, come nel caso degli extraprofitti da decine di milairdi di ENI) e poi si fa pagare per risolverlo.

Si, perché le navi (oltre a Ravenna ne ha già attraccato una a Piombino e altre ne arriveranno) dovremmo pagarle noi. E per un periodo ultraventennale. Vent’anni di gas metano che, tra fughe e combustione, contribuiranno non poco ad aumentare la concentrazione di gas ad effetto serra nell’atmosfera (il metano è un gas climalterante decine di volte più potente della CO2).

Alla faccia degli accordi di Parigi, il nostro governo, e la nostra regione si prodigano per imporre, nei fatti, un piano energetico basato sulle fonti fossili che durerà per i prossimi decenni. Infatti, oltre alle navi rigassificatrici, sono previsti nuovi gasdotti e nuovi depositi di stoccaggio del metano. Ed ENI insiste con la richiesta di realizzare il suo impianto di cattura e stoccaggio della CO2 derivante dalla combustione del metano presso i suoi stabilimenti ravennati. Il tutto spacciato come Piano Mattei per far diventare il nostro paese lo snodo europeo del gas naturale.

Poco importa se il gas liquefatto e portato via mare costa varie volte quello trasportato via tubo. Poco importa se l’efficienza complessiva del sistema (tra estrazione, liquefazione, trasporto e rigassificazione) peggiora drammaticamente. L’importante è proseguire questa politica industriale ed energetica assurda e suicida pur di favorire il grande capitale e i padroni d’oltre oceano.

Contro questa follia autodistruttiva, la Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile, la Rete no Rigassificatori no GNL e la Rete per l’Emergenza Climatica ed Ambientale dell’Emilia-Romagna, invitano tutti a mobilitarsi e a partecipare alla manifestazione nazionale indetta per il prossimo 6 MAGGIO a Ravenna.

Così come il Passante di Bologna, il rigassificatore di Ravenna rappresenta allo stesso tempo un simbolo ed un nodo fondamentale del modello di sviluppo basato sull’estrattivismo e l’economia lineare che ci ha portato sull’orlo del baratro climatico e, ora, pure su quello della catastrofe bellica.

Per tutto questo e anche per altro bisogna essere in tantissimi sabato prossimo a Ravenna a manifestare. Appuntamento alle 14,00 in via Darsena. Riprendiamoci il nostro futuro.

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