All’ultima assemblea generale si è parlato delle dimensioni che campiaperti sta assumendo e della difficoltà di gestire questa cosa in modo efficace con lo stile che abbiamo avuto fino a questo momento. Si è detto che coinvolgere nuovi produttori e coproduttori sarebbe auspicabile, aprire nuovi mercati sarebbe bello, fare della sovranità alimentare un progetto politico importante per la città una roba coerente con la natura stessa dell’associazione.
Però ci siamo detti anche “avanti piano”, perchè non vogliamo creare un baraccone ingovernabile. O peggio governato da pochi secondo criteri che non ricercano il bene di una comunità vasta.
 Ma se decidiamo di andare avanti, seppur piano,  chi si occupa di aprire nuovi mercati? Chi si occupa dei contatti? chi segue decine di riunioni? Chi si occupa delle iniziative di autofinanziamento, di quello culturali o politiche?
Sinora ci siamo appoggiati al lavoro partime di un dipendente,  a quello volontario di un gruppo di persone e al coinvolgimento occasionale di molti altri soci. Però, ragionevolmente, d’ora in avanti questo non può più bastare.
L’ispirazione per una possibile soluzione potrebbe arrivarci dal modello di un certo movimento cooperativo statunitense di cui siamo venuti a conoscenza:
in particolare una cooperativa di consumatori di brooklyn quartiere popolare di new york, che attualmente coinvolge qualcosa come quindicimila persone. Si tratta della Park Slope Food Coop http://www.foodcoop.com/
Questa cooperativa ha come particolarità che  TUTTI I SOCI abili, senza esclusioni, lavorano circa 2,5 ore al mese presso lo cooperativa stessa.
Dal punto di vista pratico i soci scelgono un lavoro tra quelli da fare,  si iscrivono a un turno quadrisettimanale e vengono assegnati a una squadra con la quale svolgeranno il lavoro. Ovviamente l’organizzazione di una cosa del genere è abbastanza complessa però la cooperativa riesce in questo modo a utilizzare il lavoro dei soci per il 75% del lavoro complessivo che gli è necessario. In questo modo i soci possono acquistare presso la coperativa cibi bio e locali con sconti che vanno dal 2O al 40 %. Chi non è socio non può entrare nel negozio della cooperativa.
Io propongo di trarre ispirazione da questo modello e organizzare per tutti soci di campiaperti quello che non si può più chiamare lavoro volontario ma,  forse,  lavoro sociale.
che ne dite?
Carlo
ps Susanna, eroicamente, ha tradotto il manuale per i soci.
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