“L’ultimo steccato”

Agricoltori e consumatori alla mercé dell’industria agroalimentare

L’eliminazione delle tariffe sarà un tassello importante dell’Accordo definitivo. Ma il Congresso non si accontenterà di un Accordo che non riguardi anche i punti in grado di produrre alcuni dei più significativi vantaggi economici, in particolare l’eliminazione delle barriere al commercio dei prodotti agricoli e la garanzia che i processi regolamentazione siano snelli e basati su solide basi scientifiche.   (Max Baucus, Presidente della Commissione Finanze del Senato USA)

I negoziatori hanno detto chiaramente che, con il TTIP, intendono collegare strettamente le questioni sanitarie riguardanti i prodotti agricoli USA attualmente vietati in Europa, all’“accettazione di norme scientificamente fondate” e all’“armonizzazione di norme e regolamenti che possono ostacolare gli scambi e gli investimenti transatlantici”, denominati “barriere non tariffarie”. In pratica questo significa che i consumatori europei potrebbero veder ritornare improvvisamente sugli scaffali degli alimentari gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), la carne di manzo e di maiale trattata agli ormoni e i polli sterilizzati al cloro. E questo perché il TTIP potrà revocare i divieti su tali merci e vanificare il “principio di precauzione” fondamento della legislazione europea sugli alimenti e dei diritti dei consumatori.

Il TTIP può avere un notevole impatto sull’intera agricoltura europea, con l’abbassamento delle tariffe che esporrebbe gli agricoltori europei a una più forte concorrenza con i grandi gruppi USA dell’agroalimentare.
Quindi, se il TTIP procedesse all’eliminazione parallela delle tariffe e delle barriere non tariffarie, assisteremmo alla progressiva concentrazione di sempre maggiori poteri economici nelle mani dei grandi complessi agroalimentari a spese dei consumatori e degli agricoltori.

Soverchianti sull’agricoltura europea

L’impresa agricola USA è circa 13 volte più grande della sua omologa europea (169 ettari negli USA rispetto ai 12,6 ettari nella UE) e poiché si è venuta progressivamente concentrando in grandi complessi agroalimentari, gli agricoltori negli Stati Uniti sono oggi appena 2 milioni contro i 13 della UE. Oltre ad essere molto più piccole, le imprese agricole della UE sono anche gravate da norme uniche nel loro genere, riguardanti l’ambiente e il benessere sociale e animale, norme dalle quali sono invece esenti le loro molto più grandi controparti americane.
Ecco perché è generalizzata tra gli agricoltori europei la preoccupazione che, se il TTIP aprisse i mercati UE e USA ad un’ulteriore concorrenza, loro non sarebbero più in grado di competere con le controparti USA. Temono infatti che i consumatori europei, che pure richiedono severi limiti nell’uso di pesticidi e il mantenimento dei paesaggi campestri in Europa, scelgano poi di riempire i carrelli della spesa con prodotti USA a buon mercato.
Se procedesse come ora previsto, il TTIP potrebbe davvero vanificare il progetto di riforma dell’agricoltura europea su basi più sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale, insieme con l’obiettivo di creare circuiti commerciali a filiera corta tra produttori e consumatori, e di rafforzare i sistemi alimentari locali e regionali.
La concorrenza con gli agricoltori americani porterà invece un’accelerazione nella concentrazione dell’agricoltura nelle mani dei grandi gruppi agroalimentari, una diminuzione dei lavoratori agricoli attivi e, di conseguenza, l’aumento della disoccupazione. Come ha rilevato la Commissione Europea nella sua Valutazione di Impatto del TTIP: “In agricoltura, alcune conseguenze di breve periodo di un accordo commerciale USA-UE, possono essere la diminuzione della produzione europea, in particolare in alcuni settori di produzione delle carni… certi comparti agricoli UE potrebbero quindi essere spinti a licenziare i lavoratori.”

Che mangino OGM

Gran parte dell’interesse delle imprese agricole statunitensi per il TTIP si concentra sulla velocizzazione delle lente procedure UE di approvazione e sulle norme di etichettatura per i prodotti biotech. Secondo il Rappresentante per il Commercio USA, più di 70 domande per prodotti OGM statunitensi sono tuttora pendenti presso il sistema di approvazione UE, il che “effettivamente blocca significativi volumi di esportazioni verso l’Europa”. L’American
Soybean Association (ASA) dichiara che l’agricoltura USA ha subito una grave caduta delle esportazioni in Europa in seguito ai “requisiti UE di etichettatura dei prodotti alimentari derivati da trattamenti agricoli biotecnologici.” Di conseguenza, le associazioni industriali stanno chiedendo che i negoziati commerciali rispondano alla necessità di correggere le procedure di approvazione UE per i nuovi prodotti biotech, garantendo che le approvazioni siano soggette a scadenza e basate solo su criteri scientifici (e non sul “principio di precauzione”).
La Biotechnology Industry Organization (Bio), per esempio, sta premendo per la “normalizzazione degli scambi di prodotti biotecnologici agricoli” con particolare accento sulla “convergenza normativa nel campo delle tecniche e tecnologie innovative di produzione di piante e animali”.
La Commissione Europea ha rassicurato i consumatori europei che la legge UE sugli OGM non è oggetto di negoziati ma ha anche chiarito che è disponibile ad impegnarsi per ridurre le barriere commerciali frapposte dal “sistema di funzionamento” della UE sul quale, come suggerito dai negoziatori statunitensi, si potrebbe intervenire attraverso “miglioramenti procedurali” invece che “modifiche legislative”.
Stando così le cose, l’atteggiamento della Commissione Europea nei negoziati sulle normative alimentari e sanitarie fa perfettamente il paio con i continui tentativi dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) di annacquare il sistema normativo della UE sugli OGM al livello degli USA dove per gli alimenti OGM non è richiesta sorveglianza, sicurezza né etichettatura in quanto ritenuti “sostanzialmente equivalenti” agli alimenti non OGM.
Dato che questo atteggiamento ha già incontrato una forte opposizione pubblica in Europa, il TTIP potrebbe fornire una formidabile leva ai decisori UE per sbaragliare l’opposizione pubblica agli OGM.
Se il TTIP riuscisse a legittimare le richieste dell’industria agroalimentare di accelerare le procedure di approvazione degli OGM in Europa, questi non solo entrerebbero più velocemente nel mercato UE – grazie a una sperimentazione più permissiva – ma anche perché, attraverso il “reciproco riconoscimento” delle normative USA-UE, gli OGM importati dagli USA non dovrebbero più essere etichettati, vanificando così i diritti dei consumatori e il “principio di precauzione” che ne è la base..

Manzo e maiale agli ormoni, pollo al cloro

Se il TTIP seguisse il suo corso, gli OGM non sarebbero il solo prodotto indesiderato a farsi strada attraverso le norme a tutela dei consumatori europei. Il rischio è che, se l’‘“armonizzazione normativa” proposta dal TTIP avesse la meglio, sarebbe consentito l’ingresso sul mercato UE anche per la carne di manzo e maiale agli ormoni e per il pollo clorato.
Già negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, l’UE aveva iniziato a introdurre una serie di divieti sulle importazioni alimentari dagli USA, rispondenti a una più severa normativa nella produzione alimentare e in ragione dei rischi per la salute ad essa connessi. Negli USA i contadini allevano animali da latte e da carne con una serie di ormoni che aumentano la loro produttività, come la controversa Somatropina bovina ricombinante (rBST) della Monsanto, sospetta di effetti cancerogeni sull’uomo. Inoltre, molti agricoltori americani usano anche la ‘ractopamina cloridrato’ per mantenere magri i maiali e stimolare la loro crescita. Ma siccome il prodotto è somministrato ai maiali fino al momento della macellazione, nella loro carne sono state rinvenute tracce minute del farmaco, il che ha indotto l’UE a emanare un altro divieto motivato da analoghi problemi sanitari associati con l’ormone. Ma, nel documento sottoposto
al Rappresentante per il Commercio USA, il Consiglio Nazionale degli Allevatori di Maiali (NPPC) ha detto chiaramente che “gli allevatori USA di maiali non accetteranno risultati diversi dall’eliminazione del divieto UE all’uso della ractopamina nel processo produttivo, (divieto) che è una chiara violazione (delle regole del commercio internazionale).” Anche i polli USA sono stati banditi dalla UE per problemi sanitari sollevati da gruppi di consumatori europei sulla prassi dell’industria del pollame degli USA di lavare col cloro la carne di pollo. Oltre ad aver dimostrato di essere un metodo inefficace ad uccidere batteri pericolosi come la salmonella, tracce di cloro permangono nella carne dell’animale.
In questo contesto, la proposta del TTIP di premere per una “armonizzazione normativa” e “reciproco riconoscimento” delle norme tra USA e UE, può dare origine a cause legali promosse dalle multinazionali, contro i divieti posti a protezione della salute dei consumatori europei a prescindere dalle preoccupazioni e dalle scelte dei consumatori stessi.
Se a ciò si aggiunge la minaccia di revisione delle procedure di approvazione degli OGM e l’apertura dell’agricoltura europea alla crescente concorrenza con la sua ben più potente controparte USA, le conseguenze del TTIP sull’agricoltura europea saranno generalizzate, ad ogni livello del settore alimentare, dalla produzione al consumo, mentre ogni fase del processo sarà soggetta al controllo delle grandi multinazionali.

(questo testo è stato estratto da TTIP, un trattato dell’altro mondo. Partenariato transatlantico tra USA e UE
per il commercio e gli investimenti
“I Quaderni di Attac Torino”, n.7, Gennaio, 2014, Torino (cap.3). Link al quaderno completo)

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