Monsanto pesticide to be sprayed on food crops.Siamo abituati a considerare “normale” ciò che normale non è.

Siamo abituati a considerare normale quel tipo di agricoltura che inquina, fa male alla salute, distrugge l’ambiente e la biodiversità e genera in questo modo ingenti costi indiretti per le collettività. La consideriamo talmente normale che riteniamo giusto che questo tipo di agricoltura possa essere finanziata con soldi pubblici, che produca cioè un danno doppio alle nostre economie.

Tutti noi contribuiamo con i nostri soldi perché qualcuno sversi veleni nei terreni e nelle falde acquifere, desertifichi, produca a costi sempre più bassi per permettere alle industrie agroalimentari di vendere a prezzi che non coprono neanche il costo di produzione. Paghiamo perché qualcuno sfrutti il lavoro contadino e renda gli agricoltori compartecipi di questo sfruttamento, alla ricerca di un minimo margine di guadagno, possibile solo attraverso il ricorso crescente a pesticidi, anticrittogamici, concimi chimici, OGM e quant’altro.

Bisogna rovesciare il paradigma che vede l’agricoltura non biologica come la norma e l’agricoltura normale (cioè il biologico) come una sorta di devianza più o meno positiva da incentivare.

Rovesciare questo paradigma vuol dire togliere i contributi agli agricoltori NON biologici, perché altrimenti finanziamo un’economia insana (malattie, inquinamento, riduzione della biodiversità, ecc.). Chi coltiva in modo “normale” e sano, cioè senza l’ausilio di veleni e concimi chimici derivati dal petrolio, al contrario non genera costi indiretti per la collettività . Bisognerebbe piuttosto tassare l’agricoltura non biologica, proporzionalmente all’impatto ambientale. L’agricoltura convenzionale fa concorrenza sleale nei confronti di chi cerca di produrre beni primari riducendo l’impatto ambientale. Una concorrenza sleale che mette sul mercato prodotti a prezzi innaturali, drogati dalla chimica e basati sullo sfruttamento indiscriminato del lavoro e del territorio.

L’agricoltura biologica ha uno svantaggio doppio, perché i prezzi di mercato (anche quelli del biologico) sono sostanzialmente determinati dall’agricoltura convenzionale e in molti casi già così non ripagano i costi di produzione.

Bisognerebbe eliminare la certificazione biologica e certificare invece, con controlli sistematici sui residui, l’agricoltura convenzionale; indicare in etichetta i pesticidi, diserbanti, anticrittogamici utilizzati e mettere disclaimer per rendere consapevole chi  acquista del tipo di economia che sostiene comprando quel prodotto: “attenzione questo prodotto danneggia l’ambiente e può far male alla salute”.

Per re-indirizzare il mercato verso una produzione più sana, più rispettosa dell’ambiente,  produrre patate, pomodori, zucchine in agricoltura NON biologica dovrebbe costare più che produrre lo stesso “naturalmente” e di questo ne beneficeremmo tutti quanti.

 

https://www.campiaperti.org/wp-content/uploads/2014/11/Hazardous-pesticide.jpghttps://www.campiaperti.org/wp-content/uploads/2014/11/Hazardous-pesticide-300x300.jpgAlessandro La PalombaraPrimo PianoSiamo abituati a considerare 'normale' ciò che normale non è. Siamo abituati a considerare normale quel tipo di agricoltura che inquina, fa male alla salute, distrugge l'ambiente e la biodiversità e genera in questo modo ingenti costi indiretti per le collettività. La consideriamo talmente normale che riteniamo giusto che questo...Agricoltura biologica e mercati contadini per l'autogestione alimentare