Cari compagni e compagne,sono un contadino italiano e sono attivista di una rete che si chiama Genuino Clandestino. Voglio con questo mio intervento ringraziare profondamente coloro che ci ospitano e tutti quanti i partecipanti e gli intervenuti. Le parole e i contenuti che ho ascoltato in questi giorni sono di enorme valore. Sono l’unica vera ricchezza di cui disponiamo. Non sono abituato a parlare con limiti di tempo così stretti,quindi ho scritto queste parole che vi sto leggendo per non perdere troppo tempo e al tempo stesso non tralasciare niente di quello che voglio portare come contributo dal nostro movimento.
Genuino Clandestino è una rete di persone, gruppi informali e associazioni che praticano e sostengono l’agricoltura contadina nel nostro Paese.
Quell’agricoltura di piccola scala che tutela la salute della terra, dell’ambiente e degli esseri viventi a partire dall’esclusione di fertilizzanti, pesticidi di sintesi, diserbanti e organismi geneticamente modificati, quell’agricoltura che riduce al minimo l’emissione di
gas serra, lo spreco di acqua e la produzione di rifiuti. Quell’agricoltura che promuove la “cultura” contadina
fatta di vita semplice, di relazioni umane e che ripudia lo
sfruttamento della manodopera, il razzismo, il fascismo e il
sessismo. E come ho sentito dire ieri anche noi poniamo la
dignità dell’essere umano al di sopra del
denaro e del profitto. “Il cibo non è una merce, la terra
non è un supermercato”. Con questi nostri presupposti ci
troviamo fuorilegge , clandestini, il nostro ordinamento sociale, il nostro Stato ormai completamente dominato dal sistema economico capitalista e neoliberista ci estromette da un modello produttivo imposto a forza di leggi e regolamenti che come ho detto ci posiziona fuori dalla cosiddetta legalità.
Esistono tre modi per cancellare la figura del contadino e, i compagni qui presenti lo sanno bene, consistono nella violenza, nell’inganno e infine nella creazione di una cultura che fa in modo che smettere di essere contadini significhi progresso, emancipazione, passaggio a condizioni migliori.
La lingua italiana consente almeno una decina di parole che si utilizzano per offendere e denigrare una persona. Ebbene, sono tutti sinonimi di “contadino”. I contadini in Italia sono stati cancellati. La nostra bella campagna è un deserto, o cementificata da aree industriali e infrastrutture o fatta da enormi superfici monoculturali o
da abbandono.
Non si vede più un contadino al lavoro nei campi, solo enormi e costose macchine che non hanno lo scopo di aiutare il contadino nella sua fatica quotidiana ma di sostituirlo.
Oppure, ultima novità, si possono vedere grandi squadre di nuovi schiavi – sì, l’Italia, il grande Paese industriale modello di sviluppo, benessere e democrazia, sta importando schiavi. Sta importando schiavi per potersi permettere che i luccicanti scaffali dei centri commerciali siano sempre pieni di cibo a prezzi accessibili per consumatori sempre più insoddisfatti. Cibo spazzatura sempre più inquinato e sempre più intriso di sangue e iniquità. Un sistema –
chiunque lo capirebbe – sempre più fragile e pericoloso. Ieri ho udito parole bellissime contro la guerra. Ebbene l’Italia, anche se non lo ammette, è di nuovo in guerra, una guerra sudicia e strisciante, e le industrie che producevano ordigni e veleni per uccidere il nemico adesso fanno concimi chimici e pesticidi; quelle che costruivano i
carri armati adesso fanno i trattori e i padroni di queste fabbriche sono gli stessi che fanno le regole per noi. Una guerra con tanto di vittime innocenti. L’Italia ha un primato mondiale: siamo il Paese che ha più tumori neonatali al mondo, tumori dovuti a sostanze tossiche che passano attraverso la placenta della madre al figlio che sta ancora dentro di lei.

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